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Libros antiguos y modernos

Buzzati, Dino

Diario autografo della visita alla “I Biennale internazionale di metodologia globale della progettazione”, settembre 1970

1970

9000,00 €

Pontremoli srl Libreria Antiquaria

(MILANO, Italia)

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Detalles

Año de publicación
1970
Lugar de impresión
[Rimini]
Autor
Buzzati, Dino
Páginas
formato leporello (12 x 9 cm), pp. [19] scritte al recto con il resoconto della visita in inchiostro blu o nero, [2] in fine scritte al verso con appunti sparsi e spese di un precedente viaggio a Venezia.
Descripción
piatti in cartone rigido rivestito in bella carta blu con elementi geometrici,

Descripción

AUTOGRAFO Documento autografo originale, inedito. Ottime condizioni di conservazione. Bellissimo diario in forma di leporello, in questo oggetto tanto unico quanto straordinario Buzzati raccontò la sua partecipazione alla “I Biennale internazionale di metodologia globale della progettazione” intitolata Le forme dell’ambiente umano, tenutasi a Rimini sul finire del settembre 1970. Si tratta di un ritrovamento di grande importanza, inedito e del tutto sconosciuto alla critica, che si pone quale preziosa testimonianza del grande e costante interesse di Buzzati, fino agli ultimi anni della sua vita, ai temi dell’ecologismo e della difesa dell’ambiente. Il diario, fatto di brevi appunti scritti velocemente, di note rapide ed essenziali, ma anche di disegni stilizzati e vignette che illustrano quanto osservato durante quei giorni intensi di dibattiti ed esposizioni, si apre con il resoconto della visita alla mostra Aggressività e violenza dell’uomo nei confronti dell’ambiente curata da Giancarlo Iliprandi, direttore dall’Art Directors Club Milano e grande amico dello scrittore (nel 1965 i due avevano collaborato al meraviglioso libro fotografico «Milano», pubblicato da Bruno Alfieri con le fotografie di Carlo Orsi). Buzzati, in particolare, rimase colpito dalla sezione curata da Ilio Negri, una serie di manifesti che denunciavano i molteplici aspetti della crisi ambientale, tanto da annotare sul diario il titolo «No alla civiltà se questa è civiltà». Seguono diciotto pagine fittamente scritte e disegnate, sulle quali vediamo comparire in rapida successione i protagonisti della Biennale, tutti nomi illustri del design, della cultura e della politica del tempo: Ercole Checchi, Giulio Carlo Argan, Umbro Apollonio, Ugo Spirito, Gillo Dorfles, Erwin K. Baumgarten, responsabile dell’Information Center delle Nazioni Unite, del quale Buzzati riportò la frase «gli utopisti sono oggi i veri realisti», e molti altri. Lo scrittore annotò nel diario i passaggi salienti e per lui più interessati degli interventi ascoltati durante la sua permanenza alla Biennale, in particolare quelli che toccavano i temi complessi del rapporto tra ricerca estetica e ricerca scientifica (p. 6), tra cultura-scienza-potere politico (p. 8), del progresso tecnologico e del tempo libero, a cui la Biennale dedicava un’intera sezione intitolata appunto «Tempo libero e struttura ambientale». Annotò Buzzati a p.7: «Tempo libero: quando eccederà il 50% si sarà rovesciata etica classico-cristiana - problema impiego morale del tempo». Bellissima, infine, la rappresentazione grafica dello scontro tra «teorici e operatori» (p. 4), che vede due schiere di soldatini stilizzati, coi fucili spianati, fronteggiarsi sulla pagina. Quaderno d’appunti e insieme opera d’arte, il diario qui presentato è tanto più interessante perché ogni pagina si apre a nuovi approfondimenti e merita di essere osservata lentamente e da vicino, anche sul piano estetico: nei suoi disegni, nelle sue parole, ma anche nella disposizione di queste sulla pagina, in verticale, in orizzontale e in obliquo, a seguire il filo del pensiero buzzatiano. La I Biennale internazionale di metodologia globale della progettazione. Il 20 settembre 1970 si inaugurò presso la Fiera di Rimini la “I Biennale internazionale di metodologia globale della progettazione”, intitolata Le forme dell’ambiente umano. L’evento si poneva quale primo fondamentale passo del neonato Centro internazionale di ricerche sulle strutture ambientali “Pio Manzù”, istituito l’anno precedente a Verucchio per iniziativa dell’artista Gerardo Filiberto Dasi in onore del designer Pio Manzù, prematuramente scomparso nel 1969. Il Centro, patrocinato dalle Nazioni Unite e dal Governo italiano, si pose l’obiettivo di esplorare il rapporto tra progettazione e coscienza ecologica emergente. L’organizzazione della Biennale fu affidata a un comitato direttivo di rilevanza internazionale, che riunì storici e critici dell’arte e dell’architettura, tra cui Ercole Checchi, Giulio Carlo Argan, Umbro Apollonio e Gillo Dorfles, nonché filosofi, sociologi e progettisti del calibro di Luciano Anceschi, Franco Ferrarotti, Tomás Maldonado e Bruno Munari. La manifestazione, che intendeva offrire una lettura innovativa delle dinamiche ambientali attraverso il filtro delle culture progettuali, si articolò in tre sezioni complementari. La prima, di carattere didattico, si concentrò sulle questioni metodologiche e teoriche del design; la seconda, definita operativa, espose una serie di realizzazioni dimostrative, testimoniando il nesso tra teoria e applicazione pratica; infine, la terza, denominata di collegamento, costituì uno spazio di sintesi tra riflessione speculativa ed esperienza concreta, avvalendosi di seminari, discussioni collettive e analisi testuali. Il programma prevedeva inoltre un fitto calendario di tavole rotonde e conferenze, alle quali presero parte personalità di spicco come il presidente del Perù Fernando Belaunde-Terry, promotore del progetto infrastrutturale Grande Carretera Marginal de la Selva, l’architetto giapponese Kenzo Tange, il direttore del Building Institute della University of Southern California Konrad Wachsmann e il responsabile dell’Information Center delle Nazioni Unite, Erwin K. Baumgarten. L’apparato espositivo si strutturò in quindici sezioni tematiche, attraverso cui furono presentati artefatti industriali, progetti sperimentali, ricerche e pubblicazioni, con l’intento di documentare lo sviluppo della progettazione ambientale, disciplina emergente fondata sull’interazione tra uomo e ambiente. I materiali esposti costituirono l’esito di un lavoro interdisciplinare avviato nel 1969 dal Centro “Pio Manzù”, che coordinò specifiche linee di ricerca su tre macro-temi: “Tempo libero e strutture ambientali”; “Programmazione territoriale come equilibrio di autogestione nel sistema ecologico uomo-ambiente”; “Organizzazione e comunicazione nello spazio operativo”. Quest’ultima sezione, supervisionata dal filosofo e linguista Silvio Ceccato, analizzò il linguaggio pubblicitario quale processo semiotico e trovò espressione nella mostra Aggressività e violenza dell’uomo nei confronti dell’ambiente. Tale esposizione, curata da Giancarlo Iliprandi dell’Art Directors Club Milano, segnò una tappa fondamentale nella definizione del ruolo della comunicazione visiva nell’ambito della sensibilizzazione sociale. Tra le opere presentate si distinse la serie di manifesti No alla civiltà, se questa è civiltà di Ilio Negri, i cui interventi grafici, caratterizzati da un linguaggio essenziale e incisivo, denunciarono i molteplici aspetti della crisi ambientale attraverso messaggi lapidari quali L’ignoranza uccide, L’acqua uccide, Il rumore uccide, L’incoscienza uccide.

Edizione: documento autografo originale, inedito.
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