Libros antiguos y modernos
Ettore Bonardi,LA RIVOLUZIONE,Ed.Socialiste 1968 [SOCIALISMO,COMUNISMO]
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Detalles
Descripción
Ettore Bonardi,
LA RIVOLUZIONE È LA RIVOLUZIONE,
Edizioni Socialiste, Milano 1968, prima edizione,
brossura editoriale, 21x13 cm., pp.140,
con la prefazione di Vittorio Orilia,
peso: g.200
CONDIZIONI DEL LIBRO:
volume in ottime condizioni
dalla PREFAZIONE:
Questo libro di Bonardi ha il pregio essenziale della sincerità e della determinazione, due doti che
non è più dato facilmente di incontrare nella quotidiana esperienza della vita politica, non soltanto
nelnostro paese.
E quale che sia il giudizio che si vorrà esprimere sulle tesi che nel libro sono contenute e sulle
soluzioni che sono proposte e sulle stesse polemiche che sono condotte — e, per mio conto almeno,
ritengo che vi siano non pochi falsi obiettivi involontariamente presi a bersaglio — malgrado ciò,
ripeto, non potrà da nessuno essere negato che vi sia nel discorso di Bonardi una intenzione
generosa, pulita, non certo da confondere con le tante manifestazioni polemiche che abbiamo visto
sbocciare negli ultimi vent'anni e che poi, quale più quale meno, sono tutte sboccate nel modo che
sappiamo, tutte « dall'altra parte », nel tradimento aperto degli interessi della classe lavoratrice,
del movimento operaio.
Qui abbiamo di fronte un comunista, un socialista, critico certamente, ma che è rimasto fedele
alla essenza della dottrina e alla pratica della sua attuazione; che certamente si dispera, e
impreca qualche volta, ma al quale non viene neppure in mente che la soluzione della critica
possa essere, alla fine, la dichiarazione di unasfiducia aperta nei confronti del movimento
operaio e della sua capacità di resistere, di avanzare e di vincere.
Certamente, Bonardi è un impaziente, un amareggiato, che ha combattuto, perduto, e continuato
a combattere quelle sfibranti lotte interne del movimento operaio attraverso le quali tutti siamo
passati e che a volte lasciano segni assai duri nella coscienza e nell'intelligenza dei militanti.
Qualche volta l'amarezza gli piglia la mano, e la maturazione delle idee, delle proposte, cede al
gusto polemico più immediato.
Così accade, ad esempio, quando nel calore della polemica, la critica rivela maggiormente il
sottofondofrazionistico che ciascun militante della sinistra ha in sé e che costituisce la parte più
caduca, la scorie della sua attività politica.
Tuttavia potrebbe avere come attenuante il fatto che essendo un militante impegnato a fondo
non ricorre mai ai mezzi termini, e vorrebbe far piazza pulita di tutto ciò che gli sembra vecchio
e superato; e a sostegno di questo suo convincimentosi rifà alla tradizione del movimento
comunista, che ha sempre proceduto a «salti » di qualità — come ama esprimersi — e porta
l'esempio proprio del P.C.U.S., che ad ogni nuova fase del suo sviluppo ha rappresentato
appunto un « salto » nella impostazioneideologica e politica, nei metodi, negli
uomini: leninisti, stalinisti, poststalinisti.
Tuttavia poiché il problema principale non è quello di prendersela con i dirigenti perché hanno
sbagliato — ciò che accade sempre troppo tardi — ma di fare in modo che i dirigenti non
sbaglino, di attuare un sistema di vita democratica all'interno dei partiti che impedisca o attenui
almeno questi sbagli e le loro conseguenze.
Questo almeno, oggi che si ricomincia a parlare di partito unico della classe operaia, sembra
essere il problema centrale dal punto di vista organizzativo, non a sufficienza ancora posto in
rilievo anche dai sostenitori più avanzati del nuovo partito.
Ho citato l'esempio più macroscopico di quelli che chiamavo prima « falsi obiettivi » che questo
libro del Bonardi si pone; altri se ne potrebbero individuare di minore importanza, ma ugualmente
turbativi del discorso generale che sta al fondo e che, occorre sottolinearlo, ne riscatta i difetti di
forma e di piccola polemica partigiana, ripercussioni nell'animo di un semplice militante come
è il Bonardi delle dure polemiche che hanno dolorosamente segnato la vita del movimento
operaio negli ultimi vent'anni.
Quale è questo discorso generale, e quale è la sua validità?
Esso consiste, nella sostanza, nel riconoscimento di un dato obiettivamente favorevole nella
situazione in cui ci troviamo a operare politicamente, la negazione di quell'atteggiamento tante
volte autodistruttivo della capacità di azione del movimento operaio che abbiamo visto, anche
recentemente, affiorare nei dibattiti interni del movimento socialista.
Può essere vero, dice Bonardi, che nel momento attuale il movimento operaio si trovi in una
fase di difensiva, o di assestamento; ma guardiamoci bene dal giudicare una tale situazione
come la conseguenza di una capacità invincibile dell' avversario di classe, ha responsabilità è
solo interna del movimento operaio, che non ha affinato a sufficienza le sue armi o non ha
aggiornato glistrumenti del suo intervento.
Anzi, in un paese come l'Italia, in particolare, le occasioni, le possibilità di azione, di intervento
del movimento operaio simoltiplicano per la incapacità che la controparte capitalistica mostra
nel risolvere i contrasti, nell'assumere veste di risolutore moderno e conseguente delle
arretratezze del sistema.
Si tratta di porsi, di fronte a questa debolezza intrinseca del capitalismo, come i veri protagonisti
della lotta contro le arretratezze, della liberazione del paese dalle schiavitù secolari, della
realizzazione della costituzione democratica.
È questa prima fase, della trasformazione democratica della società, necessario prologo,
nelle attuali condizioni, della trasformazione socialista, che sta oggi di fronte al movimento
operaio e che sovente finora è stata affrontata con eccessiva timidezza, con troppa scarsa
coscienza delle proprie possibilità, con una sopravvalutazione, spesso, delle capacità
di difesa, di resistenza dell'avversario.
Ma come, con quale strumento politico e organizzativo questa lotta può e deve essere
portata innanzi più rapidamente, e con maggiore sicurezza di successo?
Ecco un altro indiscutibile pregio intrinseco del volume del Bonardi, che pur nel sovraccarico
della polemica, indica senza esitazioni la carta vincente del movimento operaio nella sua unità
di indirizzo e di azione e infine nella sua unità organizzativa.
Forse, le tendenze polemiche più sopra rilevate fanno sì che nei due saggi che compongono
il libro il momento democratico interno della unità del movimento prevalga in qualche modo
sulla pur necessaria unità di indirizzi e di proposte, sulla individuazione di un programma
comune, che deve procedere almeno parallelamente all'altra necessità del rinnovamento
delle strutture del movimento operaio; ma resta pur sempre validissima l'affermazione che,
quale che sia il momento prevalente, è solo nella intenzione unitariaprofonda e preminente
che si ricrea, o si rafforza, oggi, nel movimento operaio la possibilità di vittoria.
Chi ha fatto, in questi ultimi anni, esperienza di volontà e di iniziative unitarie, sa che il
problema non è ancora a sufficienza maturo nella coscienza dei militanti, anche se viene
genericamente espresso come aspirazione di fondo.
Ma se si tiene per valida l'altra affermazione che prima si è fatta, che cioè oggi come non
mai esistono condizioni favorevoli per un intervento della sinistra nella situazione italiana,
allora è proprio la capacità di portare innanzi un discorso unitario l'elemento
che può far divenire azione politica concreta quelle possibilità.
Donde la necessità di portare innanzi, lungo tutte le sue possibili direttrici di movimento,
questo discorso unitario: sul piano delprogramma, su quello delle iniziative unitarie, su
quello del contenuto democratico e degli strumenti della unità organica.
Insistere su queste ipotesi può sembrare, al momento attuale, ancora un ragionamento
utopistico: eppure, passato il periodo « tattico » dei rapporti tra partito socialista unificato
e partito comunista, la realizzazione di una unità iniziale tra P.C.I., P.S.I.U.P., forze
socialiste indipendenti, elementi progressisti di varia origine, si pone senza dubbi, come
nucleo centrale di una più larga unità che non potrà non realizzarsi di fronte all'inevitabile
processo di decadimento della esperienza collaborazionistica del partito socialista
unificato.
Se è vero che il centro sinistra, così come oggi si presenta, è già un ricordo del passato,
rapidamente bruciato dalla difficoltà dei problemi da risolvere e dalla incapacità dei gruppi
dirigenti, allora è abbastanza chiaro che occorre preparare fin d'ora, con serietà,
la soluzione alternativa, che non può non basarsi sulla coesione delle forze di sinistra
autentica più sopra elencate, e sullaloro capacità di presentarsi davvero al paese come
l'unica alternativa democratica possibile.
L'aver posto con chiarezza questo problema è, a nostro parere, il merito maggiore di questo
scritto del Bonardi: uno scritto al quale, crediamo essenziale il dirlo, bisogna accostarsi con
umiltà, liberandoci cioè da quella che può essere la tendenza immediata alla polemica,
all'insistenza su questo o quell'aspetto che particolarmente ci tocca delle sue valutazioni.
Qui, ripetiamo, siamo di fronte ad un militante serio del movimento operaio che riflette su
quanto è avvenuto negli ultimi trentanni nel movimento operaio italiano.
Tutti coloro che ne fanno parte vi troveranno più di una occasione sincera di autocritica e di
ripensamento positivo; e di ripensamento a fondo nel senso che, accostandosi a questo lavoro,
si abbia l'accortezza di non scandalizzarsi di fronte a certe prese di posizione che hanno tutta
l'aria della eterodossia, ma che invece — si condividano o si respingano — sono suggerite
dall'analisi dei fatti e dalla necessità di superare i vecchi schemi e i luoghi comuni per far
circolare un'aria rinnovatrice in tutto il movimento rivoluzionario.
Vittorio Orilia