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Libros antiguos y modernos

Frizzoni,LE GALLERIE DELL'Accademia Carrara IN BERGAMO,1907 Ist.d'Arti Grafiche

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(Bologna, Italia)

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Descripción





Gustavo Frizzoni,
LE GALLERIE DELL' Accademia Carrara
IN BERGAMO,
ISTITUTO ITALIANO D'ARTI GRAFICHE - EDITORE,
Bergamo 1907,
rilegatura in cartoncino rigido e tela bordeaux,
con titolo e fregi in oro al piatto anteriore,
i tagli sono rossi, 27x19,5 cm., pp.218
CON 194 ILLUSTRAZIONI E 1 INTAGLIOTIPIA,
Collezione di Monografie illustrate
Serie Va - RACCOLTE D'ARTE n.4
diretta da CORRADO RICCI,
peso: g.900

CONDIZIONI DEL LIBRO: ottime,
imperfezioni alla copertina




dal testo introduttivo:

QUANDO uno avesse a prendere sul serio l'opinione che nei proverbi
stia riposta la sapienza del popolo, potrebbe riflettere fra altro su
quello che corre sulle bocche di molti, per cui viene sentenziato, che
se Bergamo fosse al piano
sarebbe più bella di Milano.

Con buona pace di siffatta sentenza, c'è da ritenere che nessuno in realtà vorrà
accoglierla senza le debite riserve. E in vero chi non converrebbe che l'attrattiva
di Bergamo, — per cui non àvvi forestiero, dotato di qualche sensibilità d'animo,
il quale non ne rimanga ammirato, — sta appunto nel singolare contrasto ch' essa
offre nella sua disposizione accidentata, divisa fra il colle e il piano ? Che sarebbe
Bergamo infatti senza la verdeggiante corona delle sue mura, dentro le quali sor-
gono le vetuste chiese e le dimore patrizie coi tesori artistici che le nobilitano e
d'onde essa domina superba sui sottostanti borghi e sulle ville disseminate per ogni
dove dal monte al piano? Non sarebbe forse altro che un grande villaggio, essen-
zialmente improntato di quanto si riferisce alle occupazioni intese a procacciare il
pane quotidiano coll'esercizio dei commerci e delle industrie. Così come stanno le
cose invece rimane pure largamente conservato alla nostra città, insieme alla sua
aria pura e vivificante, atta a suscitare gli acuti ingegni, un soffio d'idealità che
non sarà estinto giammai e le manterrà un posto decoroso nel consorzio della umana
coltura.

Fra gli uomini distinti ai quali essa ha dato i natali non vi è stato difetto di
Mecenati, i quali, compresi di vivo amor patrio, hanno voluto arricchirla di cospicui
lasciti artistici. Stando nei limiti del nostro assunto, a cominciare dalla fine del XVIII
secolo, per venire sino ai nostri giorni, apparirà ragguardevole l'enumerazione dei
cittadini benemeriti per questo rispetto, a cominciare dal conte Giacomo Carrara,
fondatore dell'Accademia che porta il suo nome, per venire fino a Francesco Ba-
glioni e alla contessa Marenzi, ultima fra i legatari a favore delle pubbliche rac-
colte artistiche.

Nel tempo stesso, essendo nostro intento quello d'illustrare codeste raccolte se-
guendone lo sviluppo dalla loro origine sino ai nostri giorni, non possiamo a meno
dall'esprimere fin d'ora la nostra compiacenza nel rilevare, come dal piccolo germe
gettato mediante le disposizioni del conte Carrara, siasi sviluppato un grande e
complesso organismo, quale è quello che si offre allo sguardo di chi visita oggidì
le sale delle pubbliche gallerie bergamasche.

Esse vanno divise, come è noto, in
tre riparti, intestati ai nomi dei conti Carrara e Lochis, e del senatore Morelli, e
recanti ciascuno in certo modo i loro caratteri speciali che ne giustificano la sepa-
razione, mentre poi la loro unione sul medesimo piano (salvo un'aggiunta in quello
sottostante per la raccolta Carrara) ne ricostituisce la grandiosa unità e rende
facili i confronti che si volessero fare fra l'una e l'altra raccolta.

Dov'è da notare, che quella che porta il nome del primo fondatore contiene
non solo la parte legata dal medesimo, — quadri, stampe, disegni, medaglie, —
ma ben anco buon numero di capi sopraggiunti più tardi alla spicciolata da diverse
parti, sia per acquisto fattone coi fondi dell'Accademia stessa, sia per lascito di
privati benefattori. Da ciò la fisionomia essenzialmente locale bergamasca che viene
rispecchiata da questo riparto, coi pregi e coi difetti inerenti, mentre in quello pro-
veniente dal conte Lochis abbondano i quadri piccoli, così detti da gabinetto, di ge-
neri diversi, scelti in prevalenza fra le diverse' scuole pittoriche d'Italia, in quelli
del senatore Morelli infine, che rivela il conoscitore vie più raffinato, si constata con
soddisfazione innanzi tutto l'importante contingente dell'arte pura della Toscana e,
oltre a parecchi pregevoli campioni delle scuole lombarda e veneta, alcune opere
prelibate della pittura olandese del XVII secolo.






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