



Libros antiguos y modernos
SCALA, Flaminio (1552-1624)
Il teatro delle favole rappresentative, overo la ricreatione comica, boscareccia, e tragica: divisa in cinquanta giornate
Giovanni Battista Pulciani, 1611
3900,00 €
Govi Libreria Antiquaria
(Modena, Italia)
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Detalles
Descripción
4to (mm. 220x158). Cc. [8], 160. Segnatura: a-b4 A-Rr4. Sul titolo grande stemma calcografico del dedicatario dell'opera, il conte Ferdinando Riario, marchese di Castiglione di Val d'Orcia. Pergamena floscia coeva con titolo manoscritto lungo il dorso (un po' sporca, piccolo restauro marginale al piatto anteriore). Al titolo firma di possesso “del Prencipe di Castellaneta”. A tratti leggermente brunito, mancanza all'angolo inferiore esterno della c. 53 senza perdita, segno di tarlo nell'angolo inferiore bianco di alcune carte abilmente restaurato senza danno al testo, nel complesso ottima copia genuina.
Prima edizione di questa opera capitale per la conoscenza della Commedia dell'Arte. Si tratta infatti della più ricca raccolta a stampa di scenari teatrali, che, concepiti per la recitazione “a soggetto”, costituivano il canovaccio sul quale gli attori eseguivano le loro improvvisazioni e variazioni recitative.
L'opera è suddivisa in cinquanta giornate, ciascuna delle quali riporta un testo teatrale. I cinquanta testi furono tutti composti e interpretati dall'autore nel corso della sua lunga e fortunata carriera: tra questi figurano per lo più commedie, ma anche una tragedia, un'heroica ed una pastorale.
Il Teatro delle favole rappresentative è stato utilizzato per lungo tempo come testo fondamentale per attingere argomenti scenici da riproporre e rielaborare. Esso rappresenta l'unica raccolta di questo genere data alle stampe da un attore. Scala offre una visione a tutto tondo degli spettacoli, descrivendo le maschere, le trame, i lazzi e i personaggi.
Benché egli non nomini mai espressamente i propri colleghi, trattandosi di scenari realmente recitati dai più celebri attori dell'epoca, è facile risalire dalle parti ai nomi dei grandi comici che abitualmente le impersonavano: Capitan Spavento è Francesco Andreini, Arlecchino è Tristano Martinelli, Pedrolino è il famoso Zanni Giovanni Pellesini, e così via (cfr. F. Marotti, Introduzione, in: F. Scala, “Il teatro delle favole rappresentative”, Milano, 1976, I, pp. XIII-LXIII; vedi inoltre F. Taviani-M. Schino, Il segreto della Commedia dell'Arte, Firenze, 1992).
“Nel 1611, sotto la protezione di Vincenzo I Gonzaga, vide la luce Il teatro delle favole rappresentative, prima e unica raccolta di scenari edita da un comico dell'Arte la cui premessa portava la firma di Francesco Andreini (Capitan Spavento da Vall'Inferna). Conducendo il lettore dentro l'officina creativa dei comici italiani i cinquanta scenari, suddivisi in altrettante giornate in riferimento alla tradizione novellistica, offrivano in lettura fabulae ricche di informazioni circa le azioni, i lazzi, gli effetti scenotecnici, le ‘robbe' di scena. Momento più alto di un'operazione ideologica improntata alla ricerca dei valori specifici della commedia all'improvviso, la pubblicazione del Teatro delle favole rappresentative –opera destinata da Scala a una doppia fruizione, dotta e tecnico-pratica– stabilì l'inizio di una nuova tradizione drammaturgica d'attore, autonoma da quella letteraria, e, ‘tracciando la linea di demarcazione fra due culture, quella del teatro da leggere e quella del teatro da recitare, assegnava alla seconda il compito di trasmettere il sapere degli attori come valore autonomo' (S. Ferrone, La Commedia dell'Arte. Attrici e attori italiani in Europa (XVI-XVIII sec.), Torino 2014, p. 97). Completata da una dedicatoria al conte Ferdinando Riario, da una nota dell'autore, da nove sonetti di vari personaggi, la raccolta gettava inoltre le basi per la costruzione del mito dell'Improvvisa e delle grandi compagnie: come in un immaginario all stars show riuniva infatti sulla carta i migliori interpreti delle prime due generazioni dell'Arte, da Francesco e Isabella Andreini a Giovanni Pellesini (Pedrolino) fino all'Arlecchino Martinelli, di cui gli scenari, suddivisi tra commedie – ben quaranta –, favole pastorali, opere regie e tragedie, attestavano l'ampiezza del reperto