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Libros antiguos y modernos

La ruota. Rivista mensile di letteratura e arte. IIIa serie. Aprile - Dicembre 1940

Arti Grafiche Panetto & Petrelli, 1940

150,00 €

Gilibert Galleria Libreria Antiquaria

(Torino, Italia)

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Detalles

Año de publicación
1940
Lugar de impresión
Spoleto
Editores
Arti Grafiche Panetto & Petrelli
Materia
Periodici e riviste, Letteratura italiana del '900
Sobrecubierta
No
Conservación
Excelente
Idiomas
Italiano
Copia autógrafa
No
Impresión bajo demanda
No
Condiciones
Usado
Primera edición

Descripción

Raccolta di 9 numeri, dal n. 1 della terza serie (aprile 1940) al n. 9 della stessa (dicembre 1940) di questo periodico di letteratura promossa da Bottai e diretto da Mario Alberto Meschini, 9 numeri in 7 fascicoli in-8° (i numeri 4-5 e 7-8 sono doppi) in brossura editoriale, pp. 392 complessivi (paginazione continua fra i vari fascicoli). Alcune illustrazioni in b.n. Qualche ombra e fioritura lieve. Ottimo stato. Vengono pubblicati scritti, fra i molti, di Verga (lettere inedite a Carlo Del Balzo), Montale, Pavese, Trakl, Jünger, Muscetta, Trompeo, Baldini, Alicata, Chuzeville, Trombadori, Petroni, Briganti, Soldati, Praz, Ragghianti, Arcangeli, Binni, Aniante, Valgimigli, Tecchi, Angioletti, Penna, Gatto, Pancrazi, Macchia, ecc. 'La Ruota nasce in perfetta contemporaneità, gennaio 1937, con la rivista generalmente considerata come l’espressione più importante e autorizzata dell’attività letteraria italiana negli anni che precedono la seconda guerra mondiale, la fiorentina «Letteratura»; la qualifica che essa si dà — « mensile di politica e letteratura » — potrebbe però già indicare fin dalla copertina, con quel riferimento alla politica, la diversa intenzione che la muove rispetto a quella di Bonsanti e dei suoi amici ex solariani, indicando atteggiamenti e fondamenti culturali e di gusto di non poco rilievo, in grado di integrare e arricchire un panorama che, nelle linee un po’ sommarie tracciate di consueto, viene facilmente ridotto alla centralità fiorentina con alcune appendici padane. Le cose, anche dal nostro punto di vista che, un po’ esagerando, potremmo chiamare “romanocentrico”, saranno però piuttosto complesse. a cominciare dal fatto che quella prima «Ruota», non riuscì ad esprimere che in piccola parte le potenzialità critiche e costruttive che possedeva. [in seguito] accanto a Bo compaiono Luzi, Bonsanti, Ferrata, Parrochi, Batocchi, Macrì, Dal Fabbro, insomma tutto lo stato maggiore fiorentino con la consueta punta milanese, e in più, per la pena di Gatto, una celebrazione assoluta di Ungaretti, «il vero grande poeta dell’Europa d’oggi». Dire che per questa sua conclusione — oltre che per quel suo infelice inizio — «La Ruota» abbia combattuto una battaglia vana e perdente sarebbe non solo ingeneroso ma sbagliato. Se mai, quell’invadenza ermetico fiorentina che riesce ad spugnare anche questa cittadella romana, dimostra quanto necessaria fosse un’impresa come quella condotta dalla «Ruota» per evitare una sorta di appiattimento conformistico, di scolasticismo, di epigonismo nel campo della letteratura, e della poesia in particolare. Del resto, che la battaglia non fosse inutile lo dimostrarono gli anni immediatamente successivi, quando ad emergere furono le tendenze che proprio sulla rivista romana avevano trovato la loro formulazione più esplicita, alla quale si poterono riallacciare subito dopo la guerra le varie posizioni che per brevità possiamo chiamare dell’ “impegno” (Giuliano Manacorda, Riviste degli anni di guerra «La Ruota», «Beltempo», «Parallelo» in: 'Studi Romani', a. XXVIII, n.3 (luglio /settembre 1980), pp. 352-366).
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