Detalles
Lugar de impresión
Paris,
Autor
Baudelaire, Charles
Páginas
pp. [4] IV 304 [4].
Editores
Poulet-Malassis et De Broise Libraires-Éditeurs,
Edición
Prima edizione, nella prima emissione con la data 1860 in
Materia
Poesia Straniera dell' 800
Descripción
brossura originale color giallo stampata in nero, conservata (eccetto il dorso) in sobria legatura firmata al verso della prima sguardia «A. Jonquieres», in piena pelle bordeaux, dorso muto a cinque nervi, sguardie marmorizzate,
Descripción
LIBROPrima edizione, nella prima emissione con la data 1860 in copertina e al frontespizio.Esemplare molto buono (minimi restauri professionali alla brossura, con lieve alone al piatto posteriore, carte lievemente brunite, come normale), a pieni margini.Riflessione profonda e visionaria sul potere delle droghe, esplorate non solo nella loro dimensione sensoriale ed euforica, ma soprattutto nelle loro implicazioni estetiche, filosofiche e morali, «Les Paradis artificiels. Opium et haschisch» segnano un momento chiave nella produzione artistica di Charles Baudelaire, precedendo di pochi mesi la seconda e fondamentale edizione dei «Fleurs du mal». -- L’opera si apre fin da subito nel segno del mistero e dell’ignoto, con la dedicatoria iniziale a «J. G. F.», donna a cui il poeta si rivolge come «chère amie», ma che la critica non è mai riuscita a identificare, nonostante le numerose ipotesi formulate. Seguono le due sezioni del trattato, ognuna delle quali rivela una sfaccettatura diversa dell’esperienza allucinatoria. Innanzitutto il celebre saggio «Un mangeur d’opium», ispirato alle «Confessions of an English Opium-Eater» di Thomas De Quincey, che Baudelaire non si limita a tradurre, ma commenta e reinterpreta in termini del tutto personali. La seconda parte, «Le poème du haschisch», è invece una meditazione lirica e inquieta sugli effetti di questa sostanza, un’analisi penetrante che trascende la mera descrizione per farsi interrogazione metafisica sull’arte, sulla bellezza e sulla condizione umana. -- L’edizione originale, stampata da Poulet-Malassis et De Broise, si distingue per sobrietà e grande cura tipografica, apprezzata anche dai critici contemporanei: «Bien imprimé dans ce caractère net qui est indispensable aux lectures philosophiques», notava lo storico e critico letterario Adolphe de Lescure nella sua entusiastica recensione apparsa sull’autorevole «Gazette de France» il 17 luglio 1860. Eppure, la ricezione iniziale dei «Paradisi artificiali» fu timida, oscurata dalla fama controversa dei «Fiori del male»: a stretto giro fu stampata una seconda emissione identica alla prima ma con data 1861, così da simulare, era una pratica piuttosto comune, che il grande successo di vendite avesse resa necessaria una seconda edizione. Solo con il passare del tempo, «Les Paradis artificiels» ha rivelato la sua autentica grandezza, imponendosi come un testo imprescindibile per comprendere la poetica baudelairiana e il suo complesso rapporto con la modernità. Bibl.: Talvart-Place, tome premiere, p. 290, n. 18.