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Libros antiguos y modernos

[Pea, Enrico]

Lettera autografa inedita di Enrico Pea a Enrico Vallecchi scritta al retro del manifesto Bompiani per il lancio di «Oceano» di Vittorio Giovanni Rossi

Officine I.G.A.P. Milano–Roma,, 1938

6500,00 €

Pontremoli srl Libreria Antiquaria

(MILANO, Italia)

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Detalles

Año de publicación
1938
Lugar de impresión
Viareggio,
Autor
[Pea, Enrico]
Páginas
1 foglio in carta pesante.
Editores
Officine I.G.A.P. Milano–Roma,
Formato
1000 x 700 mm,
Descripción
cromolitografia al recto (mano maschile tatuata che stringe una pipa) firmata da Bernard (Carlo Bernari); lettera autografa di Enrico Pea al verso.

Descripción

MANIFESTO Documento autografo inedito. Perimetrali segni del tempo ma ottimo esemplare. Ripetuti timbri postali al lato posteriore datati 2 e 3 agosto 1938 e timbro con il permesso di affissione del Comune di Viareggio al verso del manifesto. Un documento straordinario, la storia di una polemica letteraria in una lettera autografa inedita di Enrico Pea. Il 31 luglio del 1938 il Ministero della Cultura Popolare diede comunicazione ufficiale della decisione presa dalla Commissione esaminatrice del Premio Viareggio. Presieduta dal 1935 dal capo Ufficio Stampa di Mussolini Lando Ferretti (succeduto al fondatore Leonida Rèpaci, dimissionario a causa delle crescenti ingerenze del regime), la giuria aveva scelto quell’anno di premiare ex aequo «Oceano» dello scrittore, giornalista e già Capitano della Guardia di Finanza Vittorio Giovanni Rossi e «La Maremmana» dell’irregolare Enrico Pea (che proprio nelle pagine finali di questo romanzo sociale abbozza una prima critica al fascismo esponendone le contraddizioni e i metodi sbrigativamente violenti nel dialogo tra Virgilio e il “monco”). -- Una vittoria a due, dunque, che per nulla piacque all’autore di «Fole» e «Moscardino», come svela la lettera di suo pugno al retro del manifesto pubblicitario ideato da Bompiani per il lancio di «Oceano». -- Ripiegato e affrancato così da essere inviato, privo di busta, via posta da Viareggio in data 2 agosto 1938 (come si evince dai numerosi timbri postali) al suo editore Enrico Vallecchi (che aveva pubblicato «La Maremmana» nella collana «Prosatori Italiani Contemporanei»), Pea non esita in questa «Lettera quasi aperta» vergata con nervosa grafia in inchiostro nero a sollevare dubbi sulla regolarità dell’assegnazione. Ad accendere i sospetti del fondatore della «Baracca rossa» di Alessandria d’Egitto è la rapidità di realizzazione e diffusione del manifesto su cui campeggia la scritta – sovraimpressa in rosso all’immagine che riproduce la bella sovracoperta del libro di Rossi – «Premio Viareggio 1938»: «Caro Enrico, noterai che il manifesto è bollato per l’affissione valevole un mese! Come vedi già da oggi il manifesto portava la qualifica di Premio Viareggio: nota la velocità! Il manifesto e la fascetta su tutti i libri nelle vetrine apparvero lunedì mattina». -- Solo due, infatti, i giorni trascorsi tra il conferimento del premio da parte del Ministero e la comparsa dei poster e delle relative fascette editoriali sui volumi di «Oceano». Un tempo davvero breve, che certo avvalora la tesi di Pea rispetto a una vittoria (quella di Rossi) già decisa e comunicata da tempo. Da qui la richiesta rivolta a Vallecchi affinché faccia almeno sapere «che il vero primo premio sono io con “La Maremmana”, che tu hai avuto la ventura di stampare! Spero che almeno provvederai nel migliore dei modi, con la rapidità necessaria, anche nel tuo interesse di editore. Manda libri alla Galleria del Libro del signor Surchi che ne è sprovvisto. Ho saputo che Bompiani ha già provveduto Viareggio di 500 copie dell’altro libro». -- Marinaresco e muscolare il romanzo di Rossi; concentrato sul mondo contadino della Versilia e intriso di realismo personale quello di Pea. Due realtà lontanissime unite da una vittoria ex aequo dettata probabilmente dalla volontà di dare un riconoscimento a una figura tanto importante per Viareggio come Pea (per altro più tardi accusato di antifascismo ma in quel momento ancora annoverato tra gli autori vicini al regime), che ebbe tuttavia per lui il sapore di una beffa o ancor più di un furto, come il documento autografo inedito qui presentato testimonia. Ma non meno affascinante è l’altra storia che questo già rarissimo manifesto – impresso dalle Officine Grafiche I.G.A.P. – racconta attraverso l’immagine che riproduce fedelmente l’illustrazione alla sovracoperta della prima edizione. Accanto alla mano maschile che impugna una pipa con tatuate, sul dorso, un’ancora e la parola “Oceano” troviamo infatti la firma «Bernard», che nello stesso 1938 appare anche sulle sovracoperte di «Gran Canaria» di A.J. Cronin e su «L’uomo è forte» di Corrado Alvaro, tutti pubblicati da Bompiani. Una firma dietro cui si cela Carlo Bernard, che solo dal 1939 avrebbe mutato il proprio cognome in Bernari. -- Si tratta di una parentesi poco nota nella vita dell’autore di «Tre operai», suffragata tuttavia dalle ricerche di Marta Sironi (si veda «Il libro bello. Grafica editoriale in Italia tra le due guerre», 2019) e da quelle del figlio di Bernari, Enrico, nel suo «I più segreti legami. Arti visive e sinergie neorealiste nel carteggio Bernari-Zavattini (1932 – 1989)» (in «Rivista di studi italiani», 2014). Poco nota, si è detto, ma certo non incomprensibile se si considera l’attività anche pittorica di Bernari, con la giovanile fondazione – insieme a Paolo Ricci e al cugino Guglielmo Pierce – dell’Uda, ovvero l’”Unione distruttivisti attivisti” che si proponeva, alla fine degli anni Venti, come movimento di sfida all’«ottimismo futurista» e «all’arte ufficiale fascista» (cfr. R. Capozzi, «Intervista a Carlo Bernari», in «Italianistica», IV, gennaio–aprile 1975). M. Sironi, Il libro bello. Grafica editoriale in Italia tra le due guerre, 2019; E. Bernard, I più segreti legami. Arti visive e sinergie neorealiste nel carteggio Bernari-Zavattini, 2014

Edizione: documento autografo inedito.
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