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FOLENGO, Teofilo (1491-1544)
Opus Merlini Cocaii Poetae Mantuani Macaronicorum, totum in pristinam formam per me Magistrum Acquarium Lodolam optime redactum, in his infra notatis titulis divisum. Zanoitonella, quae de amore Tonelli erga Zanitam tractat... Phantasiae Macaronicon, divisum in vigintiquinque Macaronicis, tractans de gestis magnanimi, et prudentissimi Baldi. Moschaeae facetus liber in tribus partibus divisus, et tractans de cruento certamine Muscarum et Formicarum. Libellus Epistolarum, et Epigrammatum... Hexasticon Ioannis Baricocolae
Alessandro Paganini, 1521
11000,00 €
Govi Libreria Antiquaria
(Modena, Italia)
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Detalles
Descripción
PRIMA EDIZIONE della cosidetta redazione "Toscolanese", la più completa e riuscita del capolavoro del Folengo, che si colloca a metà fra la prima redazione conosciuta come "Paganini", dal nome del tipografo che ne pubblicò la prima edizione a Venezia nel 1517 (ristampata a Milano e Venezia nel 1520), in cui il Baldus comprendeva solamente 17 libri, e le due più tarde revisioni (dette “Cipadense” e “Vigaso Cocaio”) segnate dalla conversione religiosa dell'autore in età matura.
Il volume contiene la Zanitonella (una serie di 21 liriche sulla vita rusticale), l'inedita Moscheide (un poemetto in distici elegiaci sulla battaglia delle mosche e delle formiche di imitazione omerica), un Libellus epistolarum et epigrammatum e il Baldus in 25 libri e 12.000 versi (il doppio della prima edizione) (cfr. A. Nuovo, L'edizione toscolanese del Folengo, in: “Teofilo Folengo nel quinto centenario della nascita (1491-1991)”, Atti del convegno di studi Mantova-Brescia-Padova, 26-29 settembre 1991, a cura di G. Bernardi Perini e C. Marangoni, Firenze, 1993, pp. 387-402).
Il poema Baldus, considerato il capolavoro del Folengo, è una sorta di continuazione comica della leggenda carolingia, in cui il protagonista, Baldus appunto, nipote di un re di Francia, abbandonato dal padre in tenera età, viene allevato da un contadino di nome Berto. Potenzialmente destinato alla vita di un raffinato cavaliere, Baldus si riduce ad essere un semplice ruffiano dai modi volgari e dalle frequentazioni poco raccomandabili. L'aspra critica dell'aristocrazia, dei cortigiani e del clero, che il Folengo traccia in quest'opera profondamente anticlassica, nonché l'uso comico del linguaggio e il forte realismo unito ad un senso di esplosiva ribalderia libertina ebbero grande influenza su François Rabelais, che conosceva molto bene l'opera del Folengo.
Questi si firma come Merlin Cocai, nato a Cipada, il borgo che fronteggia la virgiliana Pietole. Nutrito da una merla, egli trae ispirazione dal vino e dai piatti di gnocchi. Merlin Cocai è il «nome di leggerezza», come egli stesso lo definisce, che Folengo non ripudierà mai, facendo da esso derivare anche gli altri due suoi pseudonimi: il sentimentale Limerno e il serioso Fulica.
La parodia del modello virgiliano e dei suoi imitatori volgari e latini del ‘300 e del ‘400 parte dallo straordinario mélange linguistico, che inserisce vistose tessere dialettali e gergali in una struttura prosodica e sintattica che appare come citazione colta. «Anche sul piano tematico la novità del Macaronices liber è netta: il pastore e l'eroe, ancora atteggiati idealisticamente nel Sannazaro, nel Pontano o in Boiardo, trasferiti nel mondo maccheronico vincono in realismo gli esperimenti rusticali toscani, la Nencia di Lorenzo de' Medici, il Morgante. Come nelle farse e nei contrasti in dialetto pavano, con Merlin Cocai irrompe nel mondo dei generi letterari “alti”, dunque nel sistema dei valori che quei generi tradizionalmente esprimono – eroismo, amor patrio, virtù guerriera, otium e serenità della vita rustica – il comico di Dante e Boccaccio, dell'Alberti e del Pulci: la fondamentale istanza espressiva, naturalistica, che mostra la realtà come groviglio e pasticci