
Periódicos
Calamita,WARTRIP.Un giro del mondo in guerra,1995 Laboratorio Politico,Napoli
8,90 €
Modo Infoshop
(Bologna, Italia)
Los gastos de envío correctos se calculan una vez añadida la dirección de envío durante la creación del pedido. El vendedor puede elegir uno o varios métodos de envío: standard, express, economy o in store pick-up.
Condiciones de envío de la Librería:
Para los productos con un precio superior a 300 euros, es posible solicitar un plan de pago a plazos al Maremagnum. El pago puede efectuarse con Carta del Docente, Carta della cultura giovani e del merito, Administración Pública.
Los plazos de entrega se estiman en función de los plazos de envío de la librería y del transportista. En caso de retención aduanera, pueden producirse retrasos en la entrega. Los posibles gastos de aduana corren a cargo del destinatario.
Pulsa para saber másFormas de Pago
- PayPal
- Tarjeta de crédito
- Transferencia Bancaria
-
-
Descubre cómo utilizar
tu Carta del Docente -
Descubre cómo utilizar
tu Carta della cultura giovani e del merito
Detalles
Descripción
Umberto Calamita,
WARTRIP.
Un "giro del mondo" in guerra.
Laboratorio Politico, Napoli 1995,
brossura, cm. 20x10,5, pp.71
collana: COMUNISMO IN/FORMAZIONE - 4,
peso:g. 71
cod.0727
CONDIZIONI DEL LIBRO: ottime
INDICE
WARTRIP: un "giro del mondo" in guerra pag. 5
WARTRIP 1: Africa 7
WARTRIP 2: America 22
WARTRIP 3: Asia/Europa 33
WARTRIP 4: Le organizzazioni mondiali 67
dal testo introduttivo
Un “giro del mondo” rapido ed inusuale. Al centro dell’attenzione, i conflitti, le zone a rischio,
le tensioni armate che, in totale, superano i sessanta Paesi.
Si può così affermare che, oggi, una nazione su tre è colpita da episodi bellici, più o meno
lunghi nel tempo o estesi per ter­ritorio. Ma non si tratta - è bene ricordarlo - di guerre simili
tra loro, anzi le specificità sono tal­mente differenti da poter parlare di una casistica davvero
molteplice.
Da guerre tribali o claniche a quelle nazionalistiche, da quelle di confine a quelle contro regimi
oppressivi, da quelle marxiste a quelle islamiche. Eppure, nonostante tali diversità, un
denominatore comune può esser trovato (anche se non nella assoluta totalità dei casi) solamente
se, con correttezza, se ne cercano le cause, le modalità di svolgimento, le alleanze internazionali,
gli interessi economici.
Ed ecco infatti che tali conflitti svelano retroscena ispirati direttamente dalla divisione capitalistica
internazionale del lavoro, dal modo di produzione, dall’assalto alle materie prime, dal confronto
interborghese.
Altro nodo che, in questo “wartrip”, si cerca di sciogliere è quello relativo alle accezioni che, in
Occidente, si cerca di attribuire a talune guerre, per definirle, di volta in volta, guerriglie di
“integralisti islamici” o “scontri tribali” o “conflitti etnici”.
È evidente la negatività del giudizio espresso soprattutto dai politici e dai mezzi di comunicazione
di massa rispetto a questi contrasti armati, ma gli stessi giudicanti si guarderebbero bene dal
definire “conflitto etnico” quello pre­sagito da Bossi o di “liberazione nazionale” quello degli
altoatesini contro lo Stato italiano.
Sullo sfondo di questi conflitti c’è invece, a tutto tondo, la crisi economica internazionale che,
giunta a livelli mai attraversati precedentemente, costringe intere popolazioni alla fame ed
amplia la forbice delle differenze economiche tra nazioni.
Vengono così distinte aree di sviluppo ed aree di scarso interesse produttivo, nelle quali il
Fondo monetario internazionale può abil­mente districarsi per favorire l’ingresso delle società
multinazionali e dare accesso alle riserve di materie prime. In pochissimi anni, il Fmi ha
introdotto forzosamente, modelli di vita, di produ­zione, di consumo, completamente antitetici
con gli originari ritmi biologici di grandi masse del pianeta.
Deforestazione, costruzione di infrastrutture grandiose, programmi economici definiti di “shock” per
popoli interi rappresentano così ulteriori cause di malessere e tensione.
Va infine respinta la teoria del confronto Nord-Sud come contraddizione principale, generatrice di
conflitti e squilibri. Al contrario, le esperienze di anni di battaglie, accanto ai dati dello sfruttamento
internazionale, parlano di una contesa che passa unicamente e drammaticamente attraverso la lotta
tra i popoli (per il soddisfacimento di bisogni spesso ancora primari) e le classi che, con il ricatto
armato della repressione, perpetuano il presente stato di cose.
Tale vuole essere, in estrema sintesi, la chiave di lettura di questo breve - e sicuramente incompleto -
giro d’un mondo in conflitto.