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I COMUNISTI PER UNA NUOVA AGRICOLTURA,Bologna 1974[Atti convegno PCI
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Detalles
Descripción
I COMUNISTI
PER UNA NUOVA AGRICOLTURA.
Relazione, interventi e conclusioni
del Convegno regionale del PCI,
Bologna, 11-12 febbraio 1974,
Centro Editoriale Emilia, Bologna 1974,
brossura, 21x15 cm., pp.175,
peso: g.210
CONDIZIONI DEL LIBRO: buone
Indice
Piero D'Attorre, Relazione introduttiva: « Per uscire dalla crisi
per una nuova agricoltura » p. 7
Interventi
Gino Luppi » 47
Marino Dall'Olio » 49
Giuseppe Serratore » 52
Renato Tramontani » 55
Giorgio Pancaldi » 57
Nello Bondi » 59
Franca Gessi » 61
Dante Palmieri » 63
Armando Braghi » 66
Folloni Fernanda » 67
Colomba Savoia » 69
Antonio Palmieri » 71
Marzio Lucchi » 72
Luciano Guerzoni » 75
Mario Lasagni » 79
Giovanni Vicari » 82
Emilio Severi » 84
Ilario Guazzaloca » 93
Gianni Ferrari » 90
Enrico Bonazzi » 95
Angelo Friggeri p. 97
Graziano Cremonini » 100
Vito Peretti » 104
Veniero Lombardi » 107
Prode Mazzoli » 109
Nello Adelmi » 111
Paolo Lenzarini » 112
Umberto Neri » 114
Cesare Cevolani , > 116
Francesco Alici » 119
Giorgio Ceredi » 121
Giannetto Patacini » 123
Emanuele Maccaluso, Discorso conclusivo » 125
Appendice: nota sulle condizioni delle donne impegnate nel set-
tore dell'agricoltura e nuovi obiettivi di lotta » 149
dalla Relazione introduttiva, di Piero D'Attorre
« Per uscire dalla crisi, per una nuova agricoltura »
1) Cade prossimamente il XXX della liberazione del Paese. In questo
quadro abbiamo ricordato a Reggio Emilia, giorni fa, il sacrificio dei
Fratelli Cervi, dicendo del ruolo determinante avuto dal mondo con-
tadino nella lotta per la conquista della libertà e della democrazia
Divenendo, per la prima volta protagonista della storia, determinò
una rottura profonda nella continuità del vecchio Stato. Non sarebbe
stato facile ricacciare nella passività chi aveva compreso le ragioni
del suo buon diritto e della sua forza.
Lo scontro tra conservazione e progresso, pur nella mutata situa-.
zione, è tuttora aperto. Nelle fabbriche, nei campi, nelle scuole sta la
forza per battere definitivamente gli epigoni di un passato oscuro
per la storia d'Italia e quanti continuano a mestare nel torbido, cul-
lando disegni di eversione reazionaria.
La destra conservatrice non si rassegna alla sconfitta subita nei
mesi scorsi, allorché, l'iniziativa nostra, l'unità antifascista delle forze
dell'arco costituzionale, la lotta delle grandi masse popolari, fece cade-
re il governo di centro-destra di Andreotti e Malagodi: il governo
del « no » alla riforma dell'affitto agrario. Si cerca una rivincita sui
contadini, sugli operai, sui ceti medi produttivi. Si persegue la messa
in discussione del nuovo quadro politico e democratico. Ecco l'obiet-
tivo che nasconde il referendum, verso il quale ci si incammina, in un
quadro generale di un Paese turbato da scandali clamorosi e da in-
quietudini, cadute, come sono, per responsabilità di parte dello stesso
gruppo dirigente DC, le possibilità di evitarlo, sulla base del rispetto
dei diritti del cittadino, della laicità dello Stato, della coscienza reli-
giosa. I comunisti e i socialisti con altre forze laiche e cattoliche han-
no fatto il possibile per la ricerca di un accordo e di una soluzione
democratica, con proposte concrete e sensibili ad ogni valida istanza
proveniente da chi informa morale e comportamento a momenti re-
ligiosi.
I comunisti muovono sempre dagli interessi delle grandi masse
popolari. Ci battiamo per una grande prospettiva politica: l'unità fra
le tre correnti fondamentali del movimento popolare del nostro Paese:
socialisti, comunisti e cattolici, per affermare una scelta democratica,
per aprire al Paese nuovi momenti di vita civile, nelle riforme e nella
democrazia. La divisione, e solo essa, non l'incontro e l'unità delle
masse di diversa ispirazione politica e religiosa, è il momento ispira-
tore di questa scelta della destra conservatrice. Infatti, non è per
nessuna ragione in forse l'unità della famiglia e l'indissolubilità del
matrimonio.
Correnti importanti del mondo cattolico hanno dichiarato:
« Sottolineiamo che il matrimonio vissuto da cristiani è indissolubile.
Ma proprio perché ci preme una indissolubilità che non sia solo
fatto formale, imposto in forza di una legge, desideriamo richiamare
l'attenzione sulle cause che contribuiscono alla instabilità del matri-
monio e alla crisi della famiglia. Queste cause sono l'emigrazione, il
pendolarismo, i ritmi di lavoro, la mancanza di un diritto di famìglia,
la carenza di case ed asili ». Insomma, le conseguenze imposte, alla
condizione operaia e contadina, da un certo tipo di sviluppo, cresciuto
all'insegna del massimo profitto e che spesso ha fatto piazza pulita
dei valori fondamentali di cui l'uomo e la sua storia sono portatori.
Nella fattispecie, aggiungeremo che la legge che si vuole abrogare
è legge dello Stato; opera da tre anni; è costituzionale; ha dimostrato
di non creare alcuna sfasatura; non impone niente a nessuno, consente
solo la facoltà di sciogliere il matrimonio e di rifarsi una famiglia
a chi ha già visto infranta irrimediabilmente la propria unione. La
soppressione di questa legge dello Stato significherebbe una imposi-
zione assurda e crudele: quella di impedire a uomini e donne che
hanno visto crollare il proprio matrimonio, di vivere onestamente e
legalmente.
Su di un piano più generale rifletteremo sul fatto che chi vi si
oppone pensa ad uno Stato-etico — di memoria fascista — difensore
anche di valori morali.
Come comunisti andremo al referendum con tutta la nostra capa-
cità di iniziativa e di mobilitazione, consapevoli della posta in gioco.
Denunceremo il disegno della destra conservatrice; prenderemo spunto
da questa occasione per conquistare ad una visione di una società
nuova e libera altre coscienze e per stringere, con più forza, il nostro
rapporto unitario con il mondo cattolico.
Ancora una volta sarà decisivo l'appello all'unità, nella lotta e
nel voto, di cattolici e laici nel nome della difesa delle libertà e dell'a-
vanzata della democrazia e del progresso sociale.
2) Ma il referendum non è il solo dei problemi a determinare l'a-
cutezza delle tensioni che caratterizzano la situazione in questo mo-
mento. È ancora viva l'eco del dibattito suscitato dall'emergere della
crisi energetica sul fallimento del meccanismo di sviluppo. Questo
fallimento ha pesato — come per anni sono andati denunciando i co-
munisti, battendosi per imporre scelte diverse — sulle spalle dei
contadini, degli operai, dei ceti medi. Pesa oggi, determinando inquie-
tudine per le minacce di recessione insite in questo fallimento e per
la incapacità del governo di dare alla crisi economica e politica rispo-
ste adeguate. Vi è preoccupazione per i pericoli che corre l'occupazio-
ne, per i costi pagati con la diminuzione del potere d'acquisto dei
salari, per la falcidia dei già bassi redditi del contadini e dei pen-
sionati. Vi è disagio per l'aumento dei prezzi, per la nuova imposi-
zione fiscale sui redditi fissi, per la rarefazione dei prodotti, per l'in-
flazione e la mancanza di certezza per l'imprenditorialità del piccolo
commerciante, dell'artigiano, della piccola e media industria. Ci si in-
terroga per la consapevolezza dell'intrecciarsi della crisi interna con
quella della Comunità Europea e dell'intero mondo capitalistico -
un intreccio in cui l'Italia pare essere l'anello più debole.
Lo scontro in atto sulle risposte da dare per uscire dalla situazione
di crisi è duro, come è apparso negli incontri del « vertice » gover-
nativo. Ogni ritardo aggrava il groviglio tra inflazione e recessione.
Si può uscire dalla crisi mettendo in atto tipi di domanda nuovi,
strettamente collegati alla modificazione del meccanismo di sviluppo.
Sono necessarie misure congiunturali e strutturali. Queste in parti-
colare sono urgenti perché stanno all'origine della crisi. Essa si colloca
in un quadro internazionale che ha subito mutamenti profondi e che
hanno inciso sulla collocazione e nei rapporti del nostro stesso Paese e
dei suoi problemi con gli altri Paesi. Appaiono inadeguate e non riso-
lutive terapie solo congiunturali. Così come inadeguate risulterebbero
strategie in contrasto con la realtà internazionale in movimento. Pen-
siamo al significato ed al peso delle scelte degli Stati Uniti, ai rapporti
di questi con l'Europa, alla collocazione dell'Europa nel quadro capi-
talistico, nei rapporti con i Paesi del Terzo Mondo, al diverso ruolo
che questi vanno vieppiù assumendo; pensiamo ai fatti monetari, ai
rapporti tra Paesi capitalistici e Paesi socialisti.
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