LIBROEdizione originale.Esemplare molto ben conservato (minimi restauri al frontespizio, reintegri professionali al piede delle cc. a4 e a7, rinforzi al margine interno dei primi due fascicoli, al fascicolo b – con minimi forellini di tarlo –, e alle cc. bb iii-v), freschissimo e a grandi margini (cm 36,7x30). Prestigiosa la provenienza: come attesta la lunga nota manoscritta alla prima sguardia, il volume apparteneva a Giuseppe Beltramelli (1734-1816), bibliofilo, collezionista, e poligrafo bergamasco; alla seconda sguardia trascrizione manoscritta dell’Approvazione «cavata dal originale che si trova nella Libreria Ambrosiana». Alcune note marginali di mano antica passim.Edizione nell’emissione curata dai fratelli da Legnano con l’aggiunta delle prime sei carte, contenenti un indice estremamente dettagliato «di tutte le cose memorande della chronica». Le intricate vicende editoriali che portarono alla stampa della «Historia» di Bernardino Corio — la più importante storia di Milano dalle origini fino al 1499 — sono state ben ricostruite da Arnaldo Ganda nell’articolo «Vicende editoriali della “Patria Histoira” di Bernardino Corio», «La Bibliofilia», XCVI/III, 1994. Corio intraprese la scrittura dell’opera nel 1485, con il sostegno tanto economico quanto “logistico” del duca di Milano Ludovico il Moro, che si rivolse alle autorità civili e religiose del comasco e della Valtellina chiedendo di mettere a disposizione del ricercatore archivi e biblioteche, e addirittura di consentirgli di trasportare i grandi volumi nei luoghi più adatti alla consultazione e allo studio, fossero anche dimore private. Quando la stesura dell’opera stava finalmente per giungere a conclusione, il Moro venne fatto prigioniero e condotto in Francia. Corio, sebbene privato del suo protettore, decise di continuare nella sua impresa, «non obstante anchora che la sua [del Moro] ruina habia anchora noi oppressi e privi ne la patria de ogni emolumento e dignitate concessene per qualche compensa de’ nostri stenti» [Historia, c. 3]. Naturalmente, però, si rendevano necessari nuovi finanziatori: se Paolo Giovio, nel suo ‘Elogia virorum literis illustrium.’, afferma che Corio provvide personalmente alle spese di pubblicazione, arrecando così un grave danno al patrimonio di famiglia, i dati raccolti da Ganda sembrano smentire questa ricostruzione: l’opera, stando ai documenti reperiti dallo studioso, fu finanziata da Gian Francesco Gallarate, banchiere milanese, che pagò l’editore Minuziano e il cartaio Bartolomeo Della Croce. Gli eventuali utili derivanti dalla vendita sarebbero stati ripartiti tra Gian Francesco e Corio. E così, l’opera vide la luce il 15 luglio 1503: un ponderoso volume in folio, tirato in 1200 esemplari. A fronte di un impegno economico assai notevole, i guadagni furono minimi: complici anche il prezzo di vendita molto alto e la mancanza di canali di distribuzione adeguati, numerosi volumi rimasero invenduti. Di lì a pochi anni però, tra il 1521 e il 1522, i fratelli da Legnano approntarono una nuova emissione, proponendola al mercato: «Il “ringiovimento” dell’opera consistette nel dotare gli esemplari della prima edizione di un fascicolo preliminare di sei carte con il “Repertorio de tutte cose memorande della chronica”. Il recto della prima carta esibiva un nuovo frontespizio e l’annuncio, sotto il titolo, questa volta in volgare, che l’opera era dotata di un “Repertorio prontissimo per ritrovare le cose di memoria degne” [.]. La pagina era elegantemente inquadrata da quattro legni recanti su fondo bianco figure allegoriche delle Virtù e, oltre a putti e angeli musicanti, il monogramma di Cristo e le marche editoriali di Giovanni e figli da Legnano».BIBL.: Ganda, ‘Vicende editoriali della “Patria Histoira” di Bernardino Corio’, «La Bibliofilia», XCVI/III, 1994