Manoscritto a inchiostro marrone su foglio (mm 195×120) intestato “La Voce. Quotidiano dei Lavoratori del Mezzogiorno. Napoli-Via Medina 72”, diretto dallo stesso Alicata. Righi 6 oltre la data e la firma.«Caro professore, Le rimetto il comunicato corretto secondo le sue proposte che viene consegnato firmato agli altri giornali. Può pubblicarlo domattina? Gliene saremmo grati. Con viva cordialità». In quel periodo Mario Alicata dirigeva il quotidiano comunista La Voce, mentre il Del Secolo dirigeva Il Risorgimento, primo quotidiano di Napoli liberata. Fortemente voluto alla direzione dal filosofo Benedetto Croce e sotto il controllo del P.W.B. (Psycological Warfare Branch), l’organo alleato di controllo sulla stampa. Proprio la pubblicazione dei comunicati stampa del P.C.I., di cui è testimone questa missiva, resero difficili il rapporto fra gli alleati e il Del Secolo, che mantenne sempre fede ai suoi ideali di autonomia e respinse con forza qualsiasi intromissione. Quando Achille Lauro tornò in possesso della S.E.M., Del Secolo si dimise e Mario Alicata gli propose la collaborazione con le pagine del giornale comunista, offerta che Del Secolo accettò. Mario Alicata [Reggio Calabria 1918 – Roma 1966]. Partigiano, critico letterario, autorevole esponente del Partito Comunista Italiano. Nel 1936 s’iscrisse alla Facoltà di lettere dell’Università di Roma, facendo parte del Gruppo Universitario Fascista e partecipando ai Littoriali della cultura e dell’arte. In questi anni Alicata entrò in contatto con molti giovani studenti antifascisti, come Pietro Ingrao, Carlo Salinari, Mario Socrate, Carlo Muscetta, Aldo Natoli, Lucio Lombardo Radice, Paolo Alatri e Paolo Bufalini, collaborando con il quotidiano romano Il Piccolo, con la rivista Primato di Bottai, con i settimanali letterari Meridiano di Roma e La Ruota, e iscrivendosi nel 1940 al Partito comunista clandestino, anno nel quale si laureò con la tesi Vincenzo Gravina e l’estetica del primo Settecento, discussa con Natalino Sapegno, del quale divenne assistente. Nel 1941 divenne redattore della sede romana della casa editrice Einaudi con Giaime Pintor e Carlo Muscetta e sceneggiò per il cinema diversi racconti di Verga e, per Luchino Visconti, Il postino suona sempre due volte di James Cain, da cui fu tratto il film Ossessione, uscito nel 1943 tra lo scandalo delle autorità fasciste. Partecipò alla Resistenza a Roma occupata dai tedeschi dirigendo con il democristiano Alberto Canaletti Gaudenti e il socialista Olindo Vernocchi il giornale unitario dei sindacati Il Lavoro italiano e fu tra i redattori de L’Unità clandestina, diretta da Celeste Negarville. Fu lui a scrivere il comunicato di rivendicazione dei GAP dell’attentato di via Rasella, pubblicato su l’Unità del 30 marzo 1944. Subito dopo la liberazione di Roma nel giugno 1944, fece parte della giunta del Comune di Roma. Dal 1945 al 1948 diresse il quotidiano napoletano La Voce e nel 1946, per alcuni mesi, L’Unità. Nel 1946 fu eletto consigliere comunale di Napoli per il Blocco Popolare, nel 1948 diresse con Giorgio Amendola il settimanale comunista La Voce del Mezzogiorno, fu eletto deputato alle elezioni del 18 aprile 1948 nella circoscrizione di Napoli-Caserta, fu nominato segretario regionale del Partito comunista in Calabria e divenne membro del Comitato centrale del PCI. Nel 1950 fece parte della segreteria del Comitato nazionale per la rinascita del Mezzogiorno, che dispose un’inchiesta sulle condizioni delle popolazioni meridionali, pubblicata su La Voce del Mezzogiorno. Dal 1955 diresse la commissione culturaledel PCI, fu membro della direzione del Partito dal 1956, e dal marzo del 1962 fu direttore de L’Unità. Nell’agosto del 1966 denunciò in Parlamento la devastazione compiuta ad Agrigento dalla speculazione edilizia, e nell’ultimo discorso tenuto alla Camera, dopo l’alluvione di Firenze, accusò le classi dirigenti di essere incapaci di tutelare il patrimonio artistico italiano.