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Autographs

DI ANGELO Tina. [Mezzosoprano].

Ritratto fotografico con firma autografa (1914 ca.).

150.00 €

COLONNESE Studio Bibliografico di Vladimiro Colonnese

(Napoli, Italy)

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Author
DI ANGELO Tina. [Mezzosoprano].
Keyword
Tina Di Angelo, Mezzosoprano, Opera Lirica

Description

Fotografia ai sali d’argento, virata in seppia, montata su supporto in cartoncino, mm 222×130 (fotografia), mm 380×218 (supporto). Sul fronte della foto e del supporto è presente il marchio a secco del fotografo: «De Marchi Carlo – Milano». In buone condizioni. Molto rara. Tina Di Angelo celebre mezzosoprano, acclamata interprete di Carmen al R. Teatro Mercadante di Napoli. Troppo in fretta dimenticata. Con l’aria «Acerba voluttà», nel ruolo della perfida Principessa de Bouillon, debuttò in Adriana Lecouvreur al teatro di Vicenza. Suscitò entusiasmo tra i melomani per il suo «timbro dolcissimo e il fraseggio incisivo e corretto»; ma anche per il suo seducente sorriso e raffinato portamento: «perfetta artista e donna incantevole». Fu l’avvio di una carriera gonfia di successi. Nel numero del 30 marzo 1919 della Revue mondaine de la Côte d’Azur, dedicato interamente al teatro d’opera, il suo ritratto è a tutta pagina. Era celebre e aveva già mietuto allori al San Carlo di Napoli, al Regio di Torino, alla Scala di Milano, al Regio di Parma, al Metropolitan di New York, al Covent Garden di Londra, al Nazionale di Bucarest, all’Auditorium di Chicago; acclamata in ruoli che avevano fatto delirare: un’impareggiabile Carmen, Azucena nel Trovatore, Amneris nell’Aida, protagonista nella Favorita, in Sansone e Dalila, nella Mignon, nella Gioconda, nella Salome di Strauss, sotto la direzione dell’autore, entusiasta di quella voce.<BR>Dalla recensione a una rappresentazione di Norma al San Carlo di Napoli del febbraio 1916: «L’avvenente artista, la deliziosa cantante è riuscita a conquidere ancora il pubblico napoletano con l’arte sua squisita. Difficilmente l’impresa avrebbe potuto scegliere un’artista migliore per sostenere l’ardua parte di Adalgisa… il prodigio fu uno solo: la serata fu tutta una gran festa delle voci». Il formidabile mezzosoprano si chiamava Tina Di Angelo . Non c’è dizionario, lexicon specializzato in teatro d’opera o musica che la citi. Dimenticata. Una vecchia cronologia la ricorda sbagliando il nome: non Tina, ma "Irma di Angelo". La celebre cantante non esisterebbe più se l’acribia sua di lasciare una traccia al mondo non fosse mutata in un album dove lei raccolse gli scraps che la esaltano, la elogiano, la celebrano tra fumigazioni di applausi di mezzo mondo. In realtà la raccolta non è soltanto un montaggio di successi ritagliati dai giornali. Siamo davanti a una autentica e impropria autobiografia cum figuris. Intanto appare lei, eburnea nelle immagini che la rimandano dai celebrati ruoli; e poi si comprende come a un certo punto, interrottasi la carriera di cantante, entrasse a far parte del bel mondo del tempo maritandosi con l’attempato commendatore Augusto Laganà, soprintendente del San Carlo di Napoli. Il Corriere della Sera del 4 aprile 1922 sotto il titolo «Colei che non sorride» la racconta: «Tina di Angelo ha la direzione artistica degli spettacoli. È lei che elegantissima affronta le situazioni più scabrose: sceglie i figurini, i bozzetti, dirige la messa in scena». Aveva trasmutato l’estro dell’artista in quello di un antesignano manager. L’album di Tina di Angelo è la testimonianza della sua presenza nella mondanità: non soltanto articoli che ne decantano la preziosa collaborazione accanto al marito nell’impresa del San Carlo, ma tracce autografe dei rapporti: D’Annunzio raccomanda la «bocca melodiosa affettuosa di Chiarella Fino-Savio, cantatrice squisitissima»; Mascagni, infervorato, propone un’opera; Trilussa offre il manoscritto di Er sonatore ambulante; Matilde Serao si profonde in sdilinquimenti affettuosi… mentre Roberto Bracco manda un suo pensiero: «Chi non crede, non spera. Chi non spera non vive». [Cfr. Giuseppe Marcenaro. Scarti. Appunti, lettere, scartafacci. Viaggio nel regno dimenticato della letteratura. Milano, Il saggiatore, 2017].
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