Details
Place of printing
Vicenza
Author
Gesualdo Filippo F.
Publishers
Perin Libraro Ad Instanza di Pietro Bertelli
Keyword
Mnemotecnica, Seicentine vicentine, Figurati
Description
In-4° antico in legatura strettamente coeva in piena pergamena con nervi passanti alle cuffie e titolo manoscritto al dorso. Pp 6 non numerate, 64 carte (numerate al recto), una tavola a piena pagina incisa in rame a carta 27 (recto) rappresentante una figura umana, 4 diagrammi a piena pagina, testatine e finalini incisi, dediche a stampa all'abate polacco Arnolpho Uchánski conte di Sluzewo da parte di Paolo Meietti (libraio editore) e a Santa Caterina dell'autore. Lievi segni del tempo e d'uso alla legatura, interno fresco e marginoso. Annotazioni a lapis di antica mano femminile. Al contropiatto anteriore piccola silografia applicata. Più che buon esemplare. Seconda edizione (che segue la prima del 1592) dell'importante trattato o compendio della 'Memoria Artificiale quale per essere tesoro e ricchezza di ogni humana sapienza mi pare intitolarlo Plutosofia frutto dell'ingegno dello scrittore francescano Filippo Gesualdi (1550-1618) di origini calabresi, professore a Roma e a Padova, in cui sono raccolte 20 lezioni palermitane di ars memoriae et oblivionis: l'ultima lezione è infatti dedicata all'apprendimento di tecniche su come dimenticare esperienze spiacevoli o traumatiche. Umberto Eco menziona Gesualdi come uno dei pochi, forse il solo, mnemotecnico che tentò di elaborare strategie di oblio volontario. Giustamente Eco nota come tale tentativo non possa che essere vano, ergo di solito non perseguito dai mnemotecnici. Infatti, per quanto psicologicamente raffinati gli stratagemmi proposti per dimenticare, essi permettono al massimo solo di ricordarci di voler dimenticare qualcosa non di dimenticare quel qualcosa poiché l'arte della memoria è semplicemente un artifizio semiotico: cancellare dalla nostra mente un segno non equivale purtroppo a cancellare ciò per cui il segno arbitrariamente sta - in questi casi un ricordo di un vissuto particolarmente doloroso o traumatico, altri diranno secoli dopo archetipico. Inusuale poi la scelta metodica di usare una figura umana indicizzata numericamente, ritenuta dall'autore un modello mnemonico più adatto per imparare e ricordare invece delle consuete strutture immaginarie - edifici mnemonici quali teatri, colombari, etc. - in cui venivano collocate nei vani vuoti lettere o parole usate come 'segnaposto' semiotico della materia oggetto di atti mnestici. Bibliografia: Wellcome 2819; Young, Memory, 128. Yates, Art of Memory, p.165.