Details
Place of printing
Milano,
Author
Volt [Vincenzo Fani-Ciotti]
Pages
pp. 53 [5 di sommario e cat. editoriale], 4 grandi tavv. ripieg. f.t. (3 tra il secondo e il terzo fascicolo, conteggiate nella numerazione; una alla fine prima del sommario).
Publishers
Edizioni Futuriste di Poesia (Stab.Tip. Taveggia),
Edition
Edizione originale.
Binding description
brossura stampata in nero ai piatti, grafica parolibera dell’autore al piatto anteriore, passante sul dorso (peraltro muto) e sulla quarta di copertina;
Description
LIBROEdizione originale.Esemplare condizioni di conservazione più che buone (copertina brunita, particolarmente ai bordi, e con lievi fioriture ai piatti; restauri professionali perfettamente riusciti al dorso e ai piatti, velati in volta; interno pulito con scuriture in prossimità del margine interno, dovute al naturale invecchiamento della colla editoriale in corrispondenza dell’attaccatura delle tavole ripiegate).Libro molto raro: solo due le localizzazioni istituzionali in Italia secondo il censimento ICCU (Fondazione Primo Conti e Nazionale centrale di Roma), con OCLC che ne aggiunge tre, tutte in importanti biblioteche americane (Harvard, Northwestern, Getty). Straordinaria raccolta di parolibere di grande sperimentalismo tipografico, quattro delle quali in grande formato su tavole ripiegate, con «Deretani di case» che misura ben 605 x 450 mm. L’autore, Vincenzo Fani Ciotti detto «Volt» (1888-1927), proveniva dagli ambienti dell’aristocrazia romana. Ventenne, si batté tra le fila del nascente movimento nazionalista; contrasse la tubercolosi, e durante il soggiorno-cura a Viareggio incontrò Marinetti: risultato ne è la raccolta degli Archi voltaici, «giovanilistica e goliardica, piena di slogan ed annunci del tutto gratuiti … uno dei più begli esempi della tipografia futurista» (Salaris, Marinetti editore). Dopo la guerra e fino alla prematura morte, progressivamente bloccato in casa e quindi a letto, non cessò l’attività pubblicistica, espletatasi nel romanzo fantascientifico-visionario futurista «La fine del mondo» (1921) e soprattutto in una serie di articoli su organi militanti della destra diciannovista («La testa di ferro», «I nemici d’Italia», «La conquista dello Stato», «L’Impero»); nell’alveo del futurismo, sulle colonne di «Italia futurista» e «Roma futurista», Volt espresse non banali posizioni teoriche, soprattutto in merito all’architettura.Cammarota, Futurismo, 491.1; Fanelli e Godoli, Il futurismo e la grafica, p. 55 - pictures 19-21; Salaris, Marinetti editore, pp. 207; Della Casa, Volt futurista (in: Studi storici 2021 n. 2, pp. 495-525).