Details
Place of printing
Torino,
Publishers
stampato in proprio,
Keyword
Libri Illustrati e d'Artista
Binding description
cartonato bianco, sovracoperta in acetato pesante serigrafato con il titolo dell’opera,
Description
LIBROEdizione originale e unica.CON AUTOGRAFO.Copia numero 3 di 50 esemplari numerati e firmati, stampati in proprio dall’artista, in ottime condizioni. Normali segni del tempo alla sovracoperta e al cartonato; lieve e marginale fioritura alle prime e ultime carte, per il resto pagine interne pulite e tagli solo lievemente bruniti. Conserva biglietto autografo di Paolini: «Con tanti auguri Giulio Paolini».«Il pittore tende a ricondurre il molteplice all’uno (lo scritto, forse, il contrario). Uno degli emblemi che il pittore si è dato (ci sono momenti in cui si lascia visitare dal demone del simbolico) consiste in molti drappi di bandiere disparate, appesi a un’unica asta. L’ha intitolato col nome del filosofo che sostenne l’unicità dell’intelletto: Averroè. La mente del pittore si muove leggera nella nuda astrazione, ma se si dirige sulla pluralità delle cose corpose viene presa dalla vertigine della polverizzazione e dello sparpagliamento. In un libro stampato in 50 esemplari ha trascritto spaziate sul bianco della pagina, tutte le lettere dei nomi contenuti nel suo taccuino; è la sua immagine dell’infinito». Così Italo Calvino, nel suo prezioso saggio «La squadratura» posto in apertura a «Idem» (Einaudi, 1975), riassumeva la ricerca di Giulio Paolini e lo straordinario libro d’artista «Ciò che non ha limiti e che per sua stessa natura non ammette limitazioni di sorta» qui presentato.Stampato in proprio nel 1968 in soli 50 esemplari numerati e firmati (oltre a 6 prove d’artiste e 10 ad personam siglati con cifre romane), l’immagine dell’infinito richiamata dal grande scrittore ligure si dispiega qui lungo 174 pagine impresse con semplici lettere, ciascuna posta a intervalli regolari così da creare una composizione rigorosa e al tempo stesso labirintica per lo sguardo del lettore/fruitore. E sono sequenze alfabetiche apparentemente prive di senso quelle a cui Paolini dà vita in questo volume, solennemente protetto dalla copertina bianca con sovracoperta in acetato pesante su cui è serigrafato in calligrafia dell’autore il titolo (fatta eccezione per le prove d’artista in cui il titolo è scritto a mano sul piatto anteriore). “Apparentemente” prive di senso perché, in verità, quelle lettere rimandano ai nomi di persone presenti nell’agenda personale di Paolini nel momento della creazione, tanto da farsi traccia di presenze concrete e care e, al tempo stesso, simboli ormai astratti, slegati dal senso o alla ricerca di un senso altro. Come ha scritto il critico Germano Celant, questo libro d’artista — o, più propriamente, quest’opera d’arte — gioca con il nome proprio come segno insignificante, privo di valore universale poiché il valore compare solo quando il nome si incarna in un soggetto personale a cui si è, altrettanto personalmente, legati, riprendendo un motivo già sviluppato da Paolini nella coeva «Titolo, 1967-68». Ma oltre un tale viaggio dentro la vuota astrattezza dei nomi quando essi perdono un sicuro rimando alle persone e alle cose, «Ciò che non ha limiti e che per sua stessa natura non ammette limitazioni di sorta» si offre come simbolo delle nuove identità che si possono generare quando, disgregando la forma iniziale, si dà inizio a inattese relazioni e riformulazioni.G.Celant, Artmix. Flussi tra arte, architettura, cinema, design, moda, musica e televisione, Feltrinelli, Milano 2008.
Edizione: edizione originale e unica.