Conclusioni pronunziate innanzi alla Corte Suprema di Giustizia riunita in entrambe le camere ne’ giorni 30 Giugno e 1° Luglio 1830. nella causa di D. Francesco Nicola De Mattheis, D. Raffaele D’Alessandro, D. Giambatista De Gattis, Vincenzo Gatto e D. Raffaele D’Agnese. Napoli, Dalla Tipografia della Suprema Corte di Giustizia, 1830.

4°, mz. pelle coeva, tit. e fregi in oro al dorso, pp. 244 + 136 - (2). Difesa di D. Francesco Nicola De Matteis, ex intendente di Cosenza, e complici, accusati di falsità, abuso di autorità e delitti. Nel 1821 Giambattista De Gattis, per vendicarsi contro alcuni cittadini di San Mango d’Aquino, denunciò l’esistenza nelle tre Calabrie di una “Setta dei Cavalieri Europei” che avrebbe avuto lo scopo di distruggere tutte le monarchie, prima fra tutte quella delle Due Sicilie. Il De Matteis, allora intendente di Cosenza (definito dallo storico Francesco Michitelli “un mostro di ferocia”), colse la palla al balzo per lucrare onore e carriera. Fece arrestare presunti rei e testimoni e, mediante atroci torture, estorse confessioni di colpevolezza che sfociarono in tre condanne a morte e dieci ai ferri. Abusi e ingiustizia furono subito evidenti: la Corte suprema indagò e De Matteis e complici furono arrestati. Il processo (cui si riferisce questa difesa dell’avvocato Celentano) fu celebrato nel 1830 e si concluse con la condanna del De Matteis a dieci anni di relegazione. Nel novembre dello stesso anno, il Re Francesco I condonò la pena con grande delusione dei liberali calabresi. Questa ampia allegazione, con appendice documentaria, è molto interessante per la storia del risorgimento calabrese.