In folio; (4), 263, (29) pp. Legatura originale in cartoncino d'attesa con titolo manoscritto da mano coeva al dorso. Marcaxilografica al frontespizio. Ex-libris settecentesco privato al frontespizio e all'ultima carta. Tagli leggermente spruzzati. Esemplare leggermente ed uniformemente brunito a causa della qualità della carta come tipico della stampa napoletana dell'epoca. Un piccolo tunnel di tarlo al margine interno bianco delle ultime 26 carte, ininfluente. Nota manoscritta coeva al recto del piatto posteriore con appunto domestico. Questa edizione, stampata a Napoli dagli stampatori Nicola e Vincenzo Rispoli, si avvale del commento del giurista napoletanoLeonardo Riccio. Edizione non comune di questa celebre opera di Carlo Antonio De Rosa, nato a Napoli nel 1638 e morto nella stessa città nel 1712 nella sua casa che era stata, secoli prima, di Jacopo Sannazzaro. De Rosa è stato un eminente giurista italiano, noto per il suo contributo al diritto penale e alla pratica giuridica. Cresciuto in un contesto familiare legato al diritto, De Rosa si distinse presto per le sue eccezionali capacità analitiche e la sua profonda comprensione delle normative. Fra le sue opere principali si può citare, appunto, la "Criminalis Decretorum Praxis", pubblicata nel 1700 che rappresenta un lavoro fondamentale nel campo del diritto penale. In questo testo, De Rosa analizza le procedure giuridiche relative ai crimini e offre una guida dettagliata per l'applicazione delle leggi nel contesto napoletano. "Criminalis Decretorum Praxis" si distingue per la sua struttura sistematica e la chiarezza espositiva, rendendolo un riferimento prezioso per avvocati e studiosi del diritto. De Rosaaffronta questioni di diritto sostanziale e processuale, proponendo un'interpretazione delle leggi penali che combina rigorosità giuridica e una profonda comprensione delle problematiche sociali dell'epoca. La sua opera non solo analizza i principi giuridici, ma offre anche casi pratici, dimostrando l'importanza dell'esperienza nella pratica legale. Oltre alla sua opera principale, De Rosa contribuì anche a vari trattati e commentari, consolidando la sua reputazione come esperto del diritto penale. Il suo lavoro ha influenzato la tradizione giuridica napoletana, lasciando un'impronta duratura sulla formazione e sull'evoluzione del diritto in Italia. Carlo Antonio De Rosa è ricordato come un giurista innovativo, la cui eredità è ancora riconosciuta e studiata nei circoli giuridici contemporanei, rendendolo una figura chiave nella storia del diritto penale in Europa. La sua dedizione alla legge e alla giustizia ne fanno un modello per le generazioni future di giuristi. Scrive Pierluigi Rovito nella voce dedicata a De Rosa nel "Dizionario Biografico degli Italiani" (Treccani, Volume 39, 1991): "La sua fu dunque una carriera abbastanza faticosa, cui non dovette essere estraneo, almeno agli inizi, un cugino più anziano, Giuseppe De Rosa, magistrato nel Sacro Regio Consiglio, docente di diritto feudale, nonché appassionato cultore di matematica e di astronomia. I due cugini erano molto legati, anche perché avevano sposato due sorelle, Margherita e Caterina de Fusco, nobili di Ravello.Giuseppe, morto senza figli nel 1671, istituì il D. suo erede universale: un gesto che assunse il significato di un'investitura a perpetuare e ad accrescere le recenti fortune della famiglia. E tale mandato il D. assolse ben volentieri. Pubblicò a sue spese alcuni inediti del cugino, che anzi nella praefatio alla sua opera maggiore (Decretorum M. C. praxis criminalis cum pluribus decisionibus per regia tribunalia prolatis, Neapoli 1680) ricordò come fratello "germanus". Ed aggiunse che le sue riflessioni in materia penale rappresentavano il completamento dell'opera di Giuseppe De Rosa: come questi aveva trattato dei premi da conferirsi ai meritevoli, egli si occupava dei castighi da infliggersi ai colpevoli, "cum utraque ad Reipublicae bonum pertineant". L'opera ebbe grande risonanza e successo. Non altrettanta fortuna ebbe la Civilis decretorum praxis plurimis ac recentissimis S. C. decisionibus illustrata, pubblicata a Napoli nel 1678, per la prima volta e, ancora nel 1707 a Napoli, (Giustiniani, durante il viceregno di Giov. Ema nuele Pacheco, al quale fu dedicata. Invero gli interessi del D. erano prevalentemente rivolti al diritto penale, dove profuse talento ed energie. Nel 1707 sempre a Napoli, pubblicava le Resolutiones criminales, inserite dagli editori successivi come appendice alla ben più consistente Decretorum M. C. praxis. Dedicate all'avvocato fiscale Luigi Petronio, esse raccoglievano ed esplicavano quarantuno sentenze rese dalla Vicaria tra il 1675 ed il 1695.". Rif. Bibl.: IT\ICCU\UBOE\055214.