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Place of printing
In Lucca.
Publishers
Per Sebastiano Domenico Cappuri.
Keyword
Divina Commedia - Rarità
Description
Tre Voll. In-8° (cm 18 x 11,5 circa), legature di primo Ottocento in mezza pelle con punte, titolo numerazione e filetti in oro ai dorsi; pp. non num. (20) (occhiello, frontespizio, dedicatoria, dichiarazioni del curatore), pp. num. 261(3) (una bianca e due di errata); (2) di occhiello e 263(7); (2) di occhiello e 294(8); le pp. non numerate alla fine del secondo e del terzo volume sono di 'Variazioni fatte dall'Autore nel tempo della Stampa', ed errata. Rara editio princeps dell'edizione della Commedia commentata da Pompeo VENTURI (Siena, 1693 - Ancona, 1752); alla voce che l'Enciclopedia Treccani dedica a quest'ultimo si legge, tra l'altro: 'La sua fama restò legata al commento alla Commedia, alla realizzazione del quale fu spinto da pratiche ragioni didattiche e non da specifiche esigenze critico-letterarie o filologiche. Esso ci è pervenuto in tre diverse edizioni, la prima delle quali, Dante con una breve e sufficiente dichiarazione del senso letterale. (Lucca 1732), fu pubblicata senza il nome dell’autore e con dedica al pontefice Clemente XII. Di quest’opera occorre riconoscere innanzitutto il rilevante merito storico di aver riproposto, a distanza di oltre un secolo e mezzo dalle edizioni di Alessandro Vellutello (1544) e di Ludovico Dolce (1555), il testo integrale e commentato del poema dantesco (riprodotto nella lezione fissata dalla Crusca nel 1595), segnando di fatto l’inizio della moderna critica dantesca. (.) Espressione del cambiamento in atto nella cultura e nel gusto della società italiana della prima metà del Settecento, il commento di Venturi è anche il punto d’arrivo del lungo e travagliato cammino compiuto dai gesuiti nella ridefinizione del loro rapporto con Dante. (.) Come attestano le numerose edizioni succedutesi nel corso del XVIII e XIX secolo, il commento venturiano ebbe grande fortuna, spingendo in maniera significativa allo studio e all’esegesi del poema, ma suscitò anche accese polemiche e discussioni, alle quali diedero inizio le acute obiezioni di Filippo Rosa Morando affidate alle Osservazioni e alla Lettera al padre Giuseppe Bianchini, che proseguirono almeno fino a Ugo Foscolo. (.) Non mancano, tuttavia, osservazioni interessanti e innovative, poi confermate e definite anche dai moderni studi danteschi. Notevole, per esempio, è la nota a Inferno XIV, 79-80, in cui Venturi per primo suggerí l’ipotesi che le acque sulfuree del «Bulicame» servissero non alle meretrici per lavare, ma alle cardatrici per macerare la canapa e il lino: intuizione che è alla base della recente proposta di emendare congetturalmente «peccatrici» in «pettatrici». Suo è inoltre il merito di aver colto in Inferno XXVI, 9 («di quel che Prato, non ch’altri, t’agogna») un’allusione non alla città, ma al cardinale Niccolò da Prato (su entrambe le questioni si veda Malato, 2011).' Esemplare uniformemente brunito (come è anche delle altre copie riscontrate) e corto in testa, ma su forte carta vergellata, e in solide legature.