De' fatti d'Alessandro Magno, re de' Macedoni, tradotto per M. Tomaso Porcacchi, con alcune Annotationi, dichiarationi, & avvertimenti, & con una lettera d'Alessandro ad Aristotele, del sito dell'India.

In-4°; 36 cc., 250 pp., 1 c. b.; grande marca tipografica al frontespizio. Legatura antica in tutto cartoncino alla rustica (dorso rinforzato). Forellino di tarlo al margine interno bianco di poche carte e al margine inferiore bianco dell'ultimo quaderno; macchiolina d'inchiostro alle pp. 116-125, marginali aloni in fine. Tracce di un'annotazione manoscritta al piatto anteriore. Prima edizione della celebre traduzione dell'umanista e poligrafo Tommaso Porcacchi (1530-1585) dell’opera di Curzio Rufo sulle imprese di Alessandro Magno in oriente.
La caratteristica che rese quest’edizione così significativa, e che ne sancì la longevità nei secoli successivi, superando e sostituendo la traduzione quattrocentesca di Pietro Candido Decembrio, fu l’apparato critico. Porcacchi poteva avvalersi di un ottimo testo latino di riferimento, grazie anche agli studi di Bartolomeo Merula, Luca della Robbia, Antonio Francini, Glareano, Erasmo, Aldo Manuzio e Christoph Bruno. Il contributo di questi lavori nulla toglie al talento del traduttore: “Porcacchi’s ability as a translator is beyond question and his choice of the critical text which he considered worthy of translation automatically enrolls him in the class of scholars…As a working edition of Quintus Curtius in a modern language, we feel safe in stating that Porcacchi’s Fatti d’Alessandro Magno has not yet been superseded by any other version” (Berzunza). Bongi II, pp. 62-64. J. Berzunza, “Preliminary Notes on the Three Italian Versions of Quintus Curtius Rufus’ Historiae Alexandri Magni.”, in Italica 18, no. 3 (1941), pp. 133-137. Paitoni I, p. 277.