Libri antichi e moderni
BEMBO, Pietro (1470-1547)
Epistolarum familiarium, libri VI. Eiusdem, Leonis X. Pont. Max. nomine scriptarum, lib. XVI
[Gualtiero Scotto], 1552
850.00 €
Govi Libreria Antiquaria
(Modena, Italy)
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Dettagli
Descrizione
Edit 16, CNCE 5041; Index Aureliensis, 116.425; P. Bembo, Lettere. Edizione critica, E. Travi, ed., (Bologna, 1987), I, pp. XLV-XLVI.
FIRST EDITION of Pietro Bembo's Latin epistolary edited by his literary executor Carlo Gualteruzzi. The second part of the volume contains a collection of official letters which Bembo composed as apostolic notary to Pope Leo X, published for the first time in 1535.
“Per quanto riguarda l'epistolario delle familiari latine l'editio princeps resta senza alcun dubbio, per correttezza dei dati e del testo, oltre che per aver avuto come sovraintendente alla stampa il Gualteruzzi, quella dello Scotto apparsa nel 1552 a Venezia, la quale in linea di massima concorda con la tradizione manoscritta” (E. Travi, Pietro Bembo e il suo epistolario: le edizioni, in: “Rendiconto dell'Istituto Lombardo”, Classe di Lettere, 106, 1972, p. 654).
“Tutt'altra è la configurazione formale e contenutistica delle Epistolae familiares bembiane. Anch'esse offrono, ben leggibile, una ‘storia' personale; ma si tratta di una storia di tutt'altro tipo, che copre tutto l'arco di una vita. Il numero delle lettere trascelte è quasi uguale a quello dell'epistolario del Sadoleto, 271 epistole, divise in sei libri, ma mentre la raccolta del Sadoleto comincia dalla piena maturità culturale e politica del soggetto, abolendo o censurando gli anni della formazione e della prima ascesa (e saltando perciò, con un silenzio eloquente, l'epoca d'oro di Leone X), le Familiares bembiane, in ciò innovando in misura non piccola rispetto alle canoniche raccolte ciceroniana e petrarchesca, trascelgono testi da tutto l'arco della vita culturale, privata e pubblica dell'autore. Così la prima epistola è del 1492, e l'ultima del 1546: 54 anni di vita e di rapporti culturali, un arco impressionante di corrispondenti. E se manca la testimonianza per qualche anno particolare (nessuna epistola del '15, una del '16, nessuna del '17, '18, '19), si tratta di anni nei quali è nozione ben comune che i rapporti del Bembo erano più e non meno numerosi e ricchi rispetto ad altri periodi (gli anni dei ‘brevi' per Leone X). Formalmente, le epistole sono raccolte, diversamente da quanto accade per il Sadoleto, per corrispondente; indipendentemente dalla diversità delle posizioni ricoperte via via, tutte le lettere alla stessa persona sono raccolte insieme (per es. la corrispondenza col Sadoleto è testimoniata dal 1499 al 1539); si privilegia insomma il rapporto col Bembo, e non la funzione pubblica, e dunque l'emittente finisce con l'essere ancor più chiaramente oggetto centrale della documentazione. Di fatto poi l'attenta disposizione dei testi fa sì che ci sia anche un sostanziale rispetto dell'ordine cronologico: cosicché nel primo libro prevalgono largamente le epistole scritte prima del tornante secolare, nell'ultimo le lettere degli ultimi anni. Si tratta insomma, in primo luogo, di un ritratto diacronico che, ancor più di quanto non accada nelle lettere volgari, dove l'ordinamento per ‘funzioni' di una parte dell'insieme (lettere a papi, cardinali, ecc.) squilibra l'immagine, tende in realtà a documentare la maturazione esemplare di un letterato umanista. Il punto di arrivo è anche in questo caso la figura del cardinale… Se si osservano epistolae e lettere volgari dal punto di vista dell'efficacia espressiva, diciamo della disinvoltura linguistica e stilistica, dobbiamo notare che il Bembo mostrava spesso più agio e confidenza con il latino che con il volgare. La ‘riconquista' umanistica del latino è giunta qui al suo culmine, ha reso disponibili tutti i ‘registri' letterari, è propriamente, lingua d'uso; sicché non mancano fin dalle epistole giovanili, eccezionali risultati di pieghevolezza ed efficacia rappresentativa (ricordiamo – ma sono davvero esempi casuali – il resoco