Details
Place of printing
Lugano,
Pages
pp. [2 bianche] 66 [6].
Publishers
Edizioni del «Giornale del Popolo» (in quarta di copertina:, Tipografia La Buona «Stampa»),
Edition
Edizione originale.
Keyword
Narrativa Italiana del '900Storia
Binding description
brossura grigia con piccole unghie, stampata in nero ai piatti (dorso muto),
Description
LIBROEdizione originale.Piccola mancanza alla testa del dorso muto; brunitura al dorso e al lato interno delle pagine; per il resto ottimo esemplare, integro e pulito.Rarissima opera seconda ed esordio narrativo, dedicato alla memoria di don Felice Menghini, che era stato l’editore di «Incantavi» (l’esordio poetico pubblicato a Poschiavo nel 1945). Con una prefazione di Francesco Chiesa e una brevissima nota dell’autore in postfazione. Poco più di dieci le copie in sedi istituzionali secondo ICCU e OCLC; in Italia lo possiedono Archiginnasio Bologna, Apice Milano, Fondazione Marazza Novara, Fondazione Bo Urbino e Biblioteca Varese. -- Piero Chiara nacque nel 1913 a Luino, sulla sponda lombarda del Lago Maggiore. I suoi primi quarant’anni di vita sono un romanzo a sé stante, condito di stranezze e peripezie, con un’impennata proprio negli anni della seconda guerra, quando espatriò e per tutto il 1944 girò in fuga per la Svizzera. Proprio a quell’anno avventuroso sono dedicate le nove prose raccolte nell’«Itinerario svizzero», il libro che segue «Incantavi» e che risulta l’opera prima narrativa. In particolare, viene raccontato il periodo di internamento nel campo disciplinare di Crête-Longue, nel Vallese, dove fu rinchiuso con l’accusa di aver fomentato un ammutinamento in un campo di raccolta dove lavorava per tirare a campare. Editore dell’«Itinerario» è il «Giornale del popolo» di Lugano, col quale aveva preso a collaborare scrivendo recensioni a firma «Carapace». L’opera fu molto ben recensita da Vittorio Sereni su «Paese sera», preludio all’amicizia con il poeta ed editor di Mondadori, che gli guadagnerà dieci anni dopo l’accesso alla grande editoria. -- «Esistono persone che hanno il dono del raccontare. Fatti, personaggi, ricordi, ambienti, tutto viene usato a pretesto per il piacere di parlare. In un gruppo di amici, di solito a tavola, la cosa riesce particolarmente bene perché chi ascolta si diverte, chi racconta ha in mano il potere dell’attenzione, e, tenendo sospesi gli uditori, svolge le trame a suo gradimento e in fondo narra la vita […]. Saper scrivere però, con lo stesso gusto e la stessa naturalezza, è un’altra faccenda, assai più rara. Piero Chiara aveva entrambe queste doti e la sua capacità di affabulatore è stata l’anticipazione del suo successo di scrittore» (Moosbrugger, L’affabulazione scritta di Piero Chiara, in: Wuz 6 nov-dic 2006, pp. 10-15: 10).