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Rare and modern books

Scarfoglio Antonio, Francesco Bufi, Matilde Serao, Duse Eleonora, , D'Annunzio Gabriele.

L'ARTEMUTA,Rassegna della vita cinematografica si pubblica il 15 di ogni mese, direttori proprietari:

Tip. L. Pierro,, 1916-1917

1350.00 €

Zanfrognini Antonio Studio Bibliografico

(Modena, Italy)

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Details

Year of publication
1916-1917
Place of printing
Napoli,
Author
Scarfoglio Antonio, Francesco Bufi, Matilde Serao, Duse Eleonora, , D'Annunzio Gabriele.
Publishers
Tip. L. Pierro,
Keyword
TECNICHE DI STAMPA RARITA' BIBLIOGRAFICHE SERAO DANNUNZIANA DUSE, D'ANNUNZIO AVANGUARDIE

Description

In 4° grande, conservate le brossure originali; 8 numeri: (4), XXVIII,60, (32) pp. e 42 c. di tav. di inserite fuori testo fra le quali si contano cartoncini a piena pagina, pubblicità in oblungo e riproduzioni in oblungo di segno di mano, in più inserito all'interno dell'opera, in oblungo, lo scritto “La vita delle attrici” dedicato a Francesca Bertini di Amleto Ragona, di 24 pp. più 4 di brossura; (34), 40, (18) pp. e 64 c. di tav. fra le quali si contano cartoncini a piena pagina, pubblicità in oblungo e riproduzioni in oblungo di segno di mano, in più inserito all'interno dell'opera è conservato, stampato su carta di grande qualità, il testo “Eleonora Duse” opera di Arturo d'Ambrosio e G. Barattolo, impresso entro una bellissima cornice liberty disegnata da Macchia, in 40 pagine non numerate; (4), XLIX, (9), (40) (48) pp. e 31 inserti fra c. di tavola in cartoncino e foglietti in oblungo, fra queste, presente anche una grande tavola più volte ripiegata, all'interno inserti due libricini uno dell'Ambrosio Film con articolo dedicato a “Les Demi Vierges di Marcle Prevost” (di 24 pp.) illustrato da bellissime tavole a doppia tinta e uno in oblungo dell'Itala Film di Torino dedicato a “Cretinetti e gli Stivali del Brasiliano” (di 20 pp.); (4), XXVII, (3), 16, 32, (32) pp. e 40 inserti fra c. di tavola in cartoncino e foglietti in oblungo, fra queste, presente anche una grande tavola più volte ripiegata, all'interno inseriti due libri della Caesar Film di Roma con “La piccola fonte di Bracco Roberto interpretato da Francesca Bertini” (36 pp.), scritto di Matilde Serao con tavole tratte dal film e numerosissime tavole a due colori illustrate e l'altro “La Principessa tratto dalla novella di Roberto Bracco interpretato da Leda Gys” (10 p.) con immagini tratte dal film. Fra le tavole fuori testo di questo doppio numero, tre tavole di cartoncino contengono al completo la serie delle cartoline di Italia Film di Torino dedicate al film “Maciste Alpino” a due colori.; XXVIII, 24, LVIII pp. e 59 inserti fra c. di tavola in cartoncino e foglietti in oblungo con pubblicità, tavole illustrate ed esperimenti grafici. All'interno del numero sono inseriti anche 4 libercoli stampati, alcuni su carta di ottima qualità, in formato differente uno di Italia Film di Torino dedicato a “Il Sogno di Momi” riccamente illustrato in due colori da Bufi (20 pp.), uno della Caesar Film di Roma dedicato a “Nanà di Emilio Zola interpretato da Tilde Kassay”(di 20 pp.), uno di Volsca Film di Velletri con “Nei labirinti di un'anima di Roberto Bracco interpretato da Lola Visconti Brignone” (di 20 pp.), uno della Floreal Film di Roma, dedicato a “Le marige de Chiffondi Gyp” con l'attrice Mary Byma Riva (di 16 pp.), uno della De Rosa Film di Milano dedicato a “La Flotta degli Emigranti di Vincenzo Morello, direttore artistico Leopoldo Carlucci” di un grande folio ripiegato tre volte entro una brossura illustrata ed uno della POLIFILMS di Napoli relativo al film “Oltre i confini dell'Anima interpretato da Tina di Angelo” (di 20 pp.). Tre dei cartoncini fuori testo contengono le bellissime cartoline liberty realizzate dalla Caesar Film dedicate al film “La Piccola Finte di Roberto Bracco interpretato da Francesca Bertoni”. All'opera è allegata una lettera autografa di Matilde Serao. I primi 4 numeri sono rilegati all'epoca, in un'elegante tela marrone con titolo, fregi, filetti, cornici in oro al dorso ed ai piatti. Gli altri numeri presentano la brossura originale (qualche lieve difetto ai dorsi). Nel complesso opera rarissima in ottime condizioni di conservazione. Rarissima raccolta quasi completa, manca solo il numero uno, di una delle riviste più rare del novecento. Questa rivista uscì solo dal 15 giugno del 1916 al 30 aprile del 1917 in 9 numeri, per poi venir sospesa a causa dagli altissimi costi di produzione. Le illustrazioni, infatti, numerosissime nel testo o su libretti e tavole a parte, erano tutte tirate in tricromia o a due colori. Ad Aumentare i costi vi erano poi diverse sperimentazioni grafiche e tipografiche che finirono col rendere, in periodo di guerra, impossibile la prosecuzione della sua pubblicazione. La rivista era diretta dal giornalista e pubblicista napoletano, Antonio Scarfoglio (1886 – 1969) e dal celebre illustratore e giornalista napoletano Francesco Bufi. Antonio Scarfoglio era figlio del noto giornalista e autore frai primi e massimi esponenti del realismo italiano, Edoardo Carfoglio e della celeberrima autrice e giornalista italiana, nata in Grecia, Matilde Serao (1856 – 1927), tra le massime scrittrici italiane del novecento e che pur non avendo mai vinto il premio Nobel per la letteratura, ne fu candidata per ben sei volte. L'arte muta può essere considerata “La più ricca e la più elegante dell'arte dell'industria cinematografica” come la stessa rivista si definiva. Tale rivista, infatti, nacque non solo come opera di critica cinematografica ma come una vero e proprio tentativo di sperimentazioni grafiche e di materiali editoriali che si dovevano affiancare e amalgamare alla nascente arte cinematografica. Tutta la rivista è tirata in tricromia e con tavole a doppia tinta, a volte applicate su cartoncini di diversi tipi di carta colorata. Diverse tavole presentano collage con personaggi ritagliati applicati a illustrazioni sulla scorta di alcune sperimentazioni dell'avanguardia futurista. La rivista si avvalse del contributo di alcuni dei più grandi illustratori dell'epoca e dei più rinomati critici cinematografici e letterari. Numerosi sono gli articoli in prima edizione firmati da Matilde Serao che partecipò non solo in quanto madre di Scarfoglio ma principalmente, in quanto Serao fu una delle prime persone in Italia ad comprendere e pubblicizzare il grande potenziale artistico della nuova arte. Grande spazio viene dato all'interno della rivista alle attrici italiane fra le quali primeggia la grande Eleonora Duse, bellissimo l'articolo dedicato alla grande attrice scritto da Serao e stampato in altissima qualità che ripercorre l'arte della Duse o l'anticipazione di Roberto Bracco della partecipazione di Eleonora Duse al film “Cenere” tratto dall'omonimo scritto di Grazia Deledda. In una rivista di tale importanza non poteva mancare il contributo su uno dei personaggi più importanti della prima metà del novecento che fu tra i primi ad intuire le possibilità dell'arte cinematografica, Gabriele d'Annunzio. Infatti sono diverse le locandine di film tratti dalle opera di d'Annunzio come il film “Il trionfo della Morte” della Flegrea Film di Roma, o i due film della Società Ambrosio, interpretati da Elena de Makowska “La fiaccola sotto il moggio” e “La Gioconda”. Bellissime le pagine dedicate alla “Figlia di Iorio” di D'Annunzio con immagini tratte dal film della Caesar Film, un bell'articolo di Scarfoglio ed illustrazioni in tricomia. Fra gli illustratori delle tavole si contano alcuni dei maestri del liberty napoletano e italiano come Golia (Colmo Eugenio) ed Edoardo Macchia, Vincenzo la Bella (con sue diverse tavole a piena pagina impresse a doppia tinta), Francesco Paolo Michetti (con una doppia tinta tratta da pastello originale inedito), Pietro Scopetta, L. Postiglione, G. Adrover, E. Guarascione, V. De Sanctis, F. Bufi, S. Manca ed altri. Per l'apporto che l'Arte Muta diede al Liberty italiano ed in particolare a quello napoletano, scrive Luca del Core in Art Life, The Cultural Revolution Online, nell'articolo “N’aria ‘e primmavera: in mostra la storia del Liberty a Napoli” (21/12/2020): “Un messaggio di seduzione correva sulle copertine dei periodici musicali del tempo, dalle Piedigrotta annuali al mensile satirico Ma chi è, fino alla pioneristica rivista di cinema L’Arte Muta, dove gli illustratori napoletani, da Golia aEduardo Macchia, rivelarono un talento impareggiabile nell’aggiornamento alle linee dello stile Liberty.”. L'Arte Muta fu una rivista che segnò sicuramente graficamente questo periodo storico divenendo, poi, un punto di riferimento estetico di altre pubblicazioni. Scrive Vittorio Martinelli in “Immagine Note di Storia del Cinema Nuova Serie N.11 speciale per LE GIORNATE DEL CINEMA MUTO Associazione Statiana per le Ricerche di Storia del Cinema”, Nuova Serie, n. 11, Estate 1989 “[…] E' logicamente comprensibile che le più note ed importanti riviste di cinema vedano la luce preferibilmente nei maggiori centri di produzione dei film o- come si diceva allora delle films: Torino, Roma, Napoli, Milano. Dai dati anagrafici del centinaio di periodici di cinema nati in Italia dal 1907 al 1919 incluso, risulta che una trentina di periodici nascono a Roma, una ventina a Napoli, una quindicina a Torino e altrettanti a Milano: la rimanente ventina si scagliona in varie città, dove nascevano od erano in progetto sporadiche attività di produzione cinematografica. Connessione quest'ultima logica e comprensibile perché una quota essenziale del budget di quelle pubblicazioni era costituito dalla pubblicità delle case cinematografiche e l'essere sul posto per acquisirla più facilmente era un fattore favorevole. […] Un giudizio drastico, che sostanzialmente condividiamo, spostando però la indicazione del periodo: dal 1907 al 1915, anziché dal 1912 al 1917, perché - come spiegheremo più avanti - dall'inizio del 1916 qualcosa incomincia a mutare con l'affacciarsi sul mercato delle prime riviste cinematografiche con dichiarate ambizioni culturali. Fra le molte riviste italiane di cinema che vedono la luce fra l'inizio del 1913 e la fine degli anni '10 non sono molte quelle che meritano un cenno particolare per la loro importanza culturale o professionale. Nel quadro di un sommario panorama si possono ricordare: La tecnica cinematografica nata a Torino nell'agosto 1914, che al quarto anno di vita muta il titolo in Coltura cinematografica; dall'ottobre 1915 inizia Il Tirso al cinematografo supplemento settimanale alla rivista teatrale Il Tirso che ha vita breve perché cessa le pubblicazioni all'inizio del 1917, dopodiché il suo direttore Ugo Ugoletti fonda, nel gennaio 1917, La cin?gazzetta; nel febbraio 1916 nasce Apollon che si qualifica «rassegna internazionale d'arte cinematografica» ed ostenta chiare ambizioni letterarie e culturali giovandosi della collaborazione di firme di prestigio; L'arte muta nasce invece a Napoli nel giugno del 1916 presentandosi con corposi fascicoli d'una cinquantina di pagine, e dall'ottobre del medesimo anno pubblica pure un supplemento in francese. Sempre nel 1916 nasce Cronache d'attualità diretta da Anton Giulio Bragaglia, una pubblicazione che suscitò nell'ambiente artistico e teatrale un certo chiasso diventando nel 1918 Cronache de l'attualità cinematografica e dal 1919 L'attualità cinematografica (il 1916 è anche l'anno in cui Anton Giulio realizza uno dei primissimi film d'avanguardia Perfido incanto) [Una pubblicità di Anton Giulio Bragaglia è presente anche all'interno di uno dei numeri di Arte Muta]. […] E' proprio con Apollon, con L'arte muta e con In penombra che incominciano a prendere consistenza ed autorevolezza i tentativi di sistemazione estetica dei problemi del cinema, con la pubblicazione di saggi che azzardano sistematici approcci per una definizione dello specifico filmico, con logici riferimenti al ritmo delle immagini e delle sequenze e al gioco interpretativo degli attori, ponendo contemporaneamente l'accento sulle distinzioni dei diversi modi espressivi propri al cinema, al teatro, alla letteratura. L'Arte Muta quindicinale. Napoli (1916) - direttori: Antonio Scarfoglio, Francesco Bufi. Ne sono usciti solo sette numeri che, messi l'uno sull'altro raggiungono i quindici centimetri d'altezza: quindi ogni esemplare è un vero e proprio volume, ricchissimo di pagine pubblicitarie molto ricercate ed a colori, numerose sono le tavole fuori testo di eccezionale fattura, ritratti o caricature di noti disegnatori, oltre a veri e proprio programmi fascicolati nella stessa rivista. Anche se tra i collaboratori figurano Roberto Bracco, Saverio Procida, Floriano Del Secolo, Matilde Serao, Ugo Ricci e molti altri esponenti della intelligenzia partenopea dei primi anni del secolo, .”. In ogni caso per comprendere appieno l'importanza di questa rivista si deve contestualizzare la collaborazione di Matilde Serao che fu sicuramente centrale, nella sua nascita enella sua redazione. Scrive, invece, Patricia Bianchi, in L’attrazione fatale dell’«arte muta» dal libro al teatro fino al cinema (pag. 107, ris.unina.it/retrieve/e268a72e-4689-4c8f-e053-1705fe0a812c/cinema%20SERAO.pdf), parlando del ruolo di Matilde Serao nella nascita della critica cinematografica in Italia: “[.] La stessa Serao, iniziando la sua collaborazione al cinema, sviluppa unadiversa opinione su questo tipo di nuova arte, proprio partendo dal punto di vista di una spettatrice, come spiega nell’articolo Parla una spettatrice (Il Giorno, 1916; e poi in L’arte muta, 1, 15 giugno 1916): la giornalista chiede ai suoi colleghi scrittori, ancora restii ad accogliere il cinema tra le arti, di guardare un film come uno «spettatore ordinario», senza idee preconcette. Sarà ei stessa a fare questa prova, tra le «creature della folla» in una sala gremita e partecipe, e emozioni e il pathos veri che vede nel pubblico sono anche le sue stesse emozioni, e dunque, se il cinema riesce ad «andare per la verità delle cose e allanaturalezza della gente», non gli si può più negare il valore di arte, al pari della letteratura, della pittura e della scultura e della musica. E che la Serao sapesse cogliere gli umori del pubblico, anticipandone o addirittura creandone i bisogni, lo si può capire ad esempio da un articolo sul film Ma l’amore mio non muore con Lydia Borelli (apparso su Il Giorno e poi riportato su La Vita Cinematografica del 7 gennaio 1914) in cui definisce l’attrice «radiante di beltà», «singolarmente mutevole», «creatura d’eccezione… così tenera e drammatica, così sontuosa e così elegante, mai stata tanto penetrata di verità, nell’amore e nel dolore»: l’iperbole del linguaggio è funzionale alla narrazione della attrice che si fa “diva”, e segna giornalisticamente lo stile e l’orizzonte culturale che il film divistico iniziava a rappresentare. […] A Napoli Matilde Serao, espertissima di unacomunicazione brillante, efficace e sempre in sintonia con i tempi, scriveva anche di cinema nei Mosconi sul Giorno (i testi sono stati raccolti da Pasquale Iaccio in All’alba del cinema muto): molti di questi «Mosconi» cinematografici volarono rapidamente nella rivista L’arte muta. Rassegna di vita cinematografica (1916-17), legata ai giornali della coppia Serao-Scarfoglio e gestita dai figli Scarfoglio, in particolare da Paolo. In questi «Mosconi», da considerare fonti per la storia del cinema, si ritrovano anche una fitta rete di informazioni inerenti alla diffusione delle sale in Campania e ai centri di diffusione del cinema. E Serao non può mancare alle prèmiere dei grandi film, delle produzioni più ambiziose, di cui dà conto ai suoi lettori, come avviene per L’Inferno (1911, Sara Negri (Coll. Emeroteca Tucci, Napoli) Patricia Bianchi, L’attrazione fatale dell’«arte muta», dal libro al teatro fino al cinema 119 regia di Francesco Bertolini, Adolfo Padovan e collaborazione alla regia di Giuseppe de Liguoro, fotografia di Emilio Roncarolo, scenografiadi Sandro Properzi. [.]”. Insieme di quasi tutto il pubblicato (manca solo il numero 1) di una delle riviste più rare e bizzarre della prima metà del novecento. Rif. Bibl.: IT\ICCU\CFI\0371265.
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