Questo sito usa cookie di analytics per raccogliere dati in forma aggregata e cookie di terze parti per migliorare l'esperienza utente.
Leggi l'Informativa Cookie Policy completa.

Rare and modern books

Lacerba [Papini, Giovanni - Soffici, Ardengo (Direttori)]

Lacerba

(stampa: Tip. A. Vallecchi),, 1913-1915

5000.00 €

Pontremoli srl Libreria Antiquaria

(MILANO, Italy)

This seller offers free shipping
with a minimum amount of 100.00€

Ask for more info

Payment methods

Details

Year of publication
1913-1915
Place of printing
Firenze,
Author
Lacerba [Papini, Giovanni - Soffici, Ardengo (Direttori)]
Pages
pp. 296; 336; 168; numerose illustrazioni b/n nel testo.
Volume
3 voll.,
Publishers
(stampa: Tip. A. Vallecchi),
Size
in 4°,
Keyword
Futurismo Poesia Italiana del '900 Avanguardie, internazionali Arte Cataloghi Monografie
Binding description
69 fascicoli rilegati in tre volumi in mezza percallina bordeaux con angoli e piatti rossi,

Description

PERIODICO Collezione completa. Preziosa collezione completa rilegata in tre volumi a margini sostanzialmente interi (compresi quelli dell’anno secondo che è di dimensione maggiore degli altri due), in legatura d’epoca, con le pagine ottimamente conservate. Lungo i 69 numeri che compongono la collezione del celebre quindicinale (nel 1915 settimanale), fondato e diretto da Papini e Soffici, sono trascorsi tutti i futuristi “eroici” e buona parte dei migliori giovani modernisti dell’Italia di allora (tra cui Ungaretti e Sbarbaro). Fu un’esperienza di libertà creativa senza precedenti, e negli anni di «Lacerba» l’avanguardia italiana si trovò davvero “sulla cima del mondo”: «Per intensità di presenza, fortuna, varietà di ricezione; per tono polemico, ricchezza e dispersività di proposte, lessico e argomenti, i testi e le immagini della rivista la qualificano come una delle principali pubblicazioni d’avanguardia in Europa, a fianco della francese “Les Soirées de Paris”, della tedesca “Der Sturm” e dell’almanacco del “Blaue Reiter”, dell’inglese “Blast”» (Del Puppo, Lacerba 1913-1915, p. 9). -- «Lacerba» apre con il fascicolo datato 1° gennaio 1913, contenente il celebre editoriale “Introibo”, un manifesto in sedici punti numerati: la rivista è espressione dei due fondatori, lo scrittore e polemista Giovanni Papini, e il pittore e incisore Ardengo Soffici, già insieme sulle pagine del «Leonardo» e, più recentemente, della «Voce» — rivista punto di riferimento della viva intellettualità di quegli anni e da subito concretamente fiancheggiatrice di «Lacerba» (nel n. I.6 è offerto l’abbonamento cumulativo delle due riviste, e i libri sponsorizzati da «Lacerba» sono dati disponibili presso la Libreria della «Voce»). Tra i primissimi collaboratori, due scrittori che diverranno colonne del giornale: Italo Tavolato (celebre il suo “Contro la morale sessuale”, costerà un processo per oltraggio al pudore) e Aldo Palazzeschi. -- Fin dal n. I.3 Papini cerca ripetutamente l’incontro con il movimento di Marinetti; l’esordio dei futuristi sulle pagine di «Lacerba» avviene in grande stile con il n. I.6 (15 marzo 1913), consacrato agli autori del movimento, che vi pubblicano anteprime assai importanti (Marinetti “Adrianopoli assedio orchestra”, Folgore “Sensazione di turbine”, Boccioni “Fondamento plastico della scultura e pittura futuriste”, Govoni “Città morta”, Carrà “Piani plastici come espansione sferica nello spazio”); in quarta di copertina l’elenco delle Edizioni futuriste di «Poesia» fa bella mostra di sé accanto alle «Opere di Papini» e alle «Opere di Soffici». -- La rivista prende quindi costantemente a ospitare pregnanti contributi futuristi, tra cui molti manifesti, spesso in massima evidenza in prima pagina; basti citare, relativamente al solo anno primo, “L’immaginazione senza fili e le parole in libertà” di Marinetti (n. I.12), “L’arte dei rumori” di Russolo (I.13), “La pittura di suoni, rumori e odori” di Carrà (I.17), “L’Antitradizione futurista” di Apollinaire (I.18), “Il teatro di varietà” di Marinetti (I.19), “Il programma politico futurista” (I.20), il fascicolo I.24 dedicato alla «Grande Serata Futurista» al Teatro Verdi di Firenze, che chiude l’anno. Un rapporto straordinariamente creativo, quello tra futuristi e lacerbiani, che innesca sulle pagine del foglio fiorentino il lancio di due capisaldi nel percorso di elaborazione del futurismo, le parole in libertà (“Dopo il verso libero le parole in libertà”, manifesto seguito da esempi pratici, I.22) e il “Dinamismo plastico” di Boccioni. -- L’anno secondo di «Lacerba» nasce all’insegna di un profondo restyling, affidato alla creatività di Soffici, che inventa una nuova testata cubitale di grandissimo impatto, declinata anche nelle titolazioni interne con non minore felicità. Prosegue ancora più intensa la collaborazione futurista, con esiti di altissima qualità, anzitutto sul versante iconografico, con le grandi tavole di Boccioni, Carrà, Severini, Archipenko; quindi con i virtuosismi paroliberi di Marinetti, Carrà, Jannelli, Cangiullo e lo stesso Soffici, declinati sul piano musicale dagli intonarumori di Russolo (in particolare sui numeri II.5 e II.10). Proseguono dunque le uscite dei testi teorici, tra cui i manifesti marinettiani sullo “Splendore geometrico” e “Onomatopee astratte e sensibilità numerica” (II.6 e 7) fino al manifesto di Sant’Elia sull’“Architettura futurista”, pubblicato con corredo di sei tavole sul fascicolo II.15. -- Dal numero II.16 in poi, «Lacerba» cambia drasticamente: i fascicoli si assottigliano ed ospitano solo articoli di propaganda interventista redatti dai fondatori e dal circuito stretto dei lacerbiani. La parte iconografica cessa di esistere (tornerà più avanti ma in forma del tutto episodica e di segno per lo più poco interessante) e la parte letteraria torna interessante solo con gli ultimi numeri dell’anno. -- L’anno terzo — che apre anch’esso all'insegna del restyling, un ritorno alle origini con efficace variatio in «caratteri rossi ricavati da stencil» (Salaris) — vedrà il futurismo citato solo in forma polemica e nel corso della querelle sviluppatasi attorno al battibecco Carrà-Papini, “Futurismo e marinettismo”, relegata tuttavia alle ultime pagine del foglio. Accantonato il futurismo, emergono altre collaborazioni di altissima qualità tra i poeti del modernismo italiano (livello già toccato con i componimenti di Camillo Sbarbaro pubblicati sui nn. I.12, II.11 e II.15, poi anche in III.5): la suite dai «Canti orfici» di Dino Campana in II.23 e l’ampia collaborazione nel corso del terzo anno con Giuseppe Ungaretti, che giovanissimo offre qui la primizia di molte delle poesie poi nel mitico «Porto sepolto», la prima raccolta stampata in ottanta esemplari a cura di Ettore Serra nel 1916. Le stimmate dell’«esperienza futurista» — per citare un noto libro di Papini — rimangono, ravvisabili in diverse scelte e in una diffusa “disinvoltura” tipografica; ma «Lacerba» è ormai il foglio del modernismo fiorentino, espresso al suo massimo grado avanguardista nel librone d’artista di Soffici «BïF§ZF + 18», e sostanziato da Govoni e soprattutto Palazzeschi, entrambi transfughi del movimento di Marinetti. -- La rivista, passata con il 1915 da quindicinale a settimanale, chiude il 22 maggio con il numero III.21 mal numerato come «22», e un editoriale dal titolo “Abbiamo vinto!”, con riferimento alla sospirata dichiarazione di guerra all’Austria. Con l’entrata dell’Italia nel primo conflitto mondiale si considerava conclusa la ragione d’essere della rivista che per tre intensi anni aveva dato voce alla più inquieta e creativa generazione di quel primissimo Novecento.

Edizione: collezione completa.
Logo Maremagnum en