LIBRORarissima prima edizione Ribet nella tiratura di testa.Ottime condizioni di conservazione. Esemplare contrassegnato col la lettera «I». Firma di appartenenza di Angelo Barile alla prima carta bianca. Segni di attenzione vergati da Barile all’indice finale e alle pagine interne.Rarissima esemplare della seconda edizione degli «Ossi di seppia», impressa in soli 22 esemplari «su carta a mano» appartenuto ad Angelo Barile. Montale e Barile si conobbero nel 1920, a Genova, dove il poeta degli «Ossi» aveva fatto ritorno dopo l’esperienza bellica, trascorsa, nell’ultima fase, come responsabile del campo di prigionieri austriaci a Lanzo Torinese. Furono quelli gli anni in cui il giovane Montale, prima di maturare un definitivo rifiuto verso la sua città natale, incontrò Barile, Sbarbaro e Grande, poeti che frequentavano tutti il caffè Diana, luogo di riferimento anche per le sortite genovesi di Gobetti nei primi anni del fascismo. Montale, più giovane di otto anni rispetto a Barile e Sbarbaro, nutrì fin dai primi tempi un sentimento di profondo rispetto verso quei poeti più grandi: «mi pareva già allora» – ricorda proprio Barile in un efficace ritratto dello scrittore — «in quei nostri primi incontri, molto più avanti dei suoi anni. Non solo per le poesie che andava scrivendo ma anche, e di più, per i suoi modi. […] Cordiale senza abbandoni, negato almeno in apparenza alle accensioni dell’età, e attento, informato, curioso di conoscenze, avido di rapporti letterari […] molto più disposto ad ascoltare che a parlare, a ricevere le altrui confessioni che a farne di proprie» («La vigilia genovese di Montale» n. speciale di «Letteratura» XXX, gennaio - giugno 1966, pp. 79-81). E fu proprio durante questi primi colloqui che il poeta consegnò all’amico più grande i suoi primi «ossi», scritti su foglietti puliti, senza correzioni. Pochissime infatti, e per lo più formali, furono secondo la testimonianza di Barile — che sarà poi il dedicatario dell’ultima sezione degli «Ossi» intitolata «Riviere» —, le varianti tra le pagine autografe e la prima edizione: «Tra le pochissime eccezioni, un titolo. Il titolo non felice, e certamente provvisorio: “Rottami” con cui Montale aveva dapprima battezzato, in capo al manoscritto che nel 1923 ebbi direttamente da lui, alcune delle sua poesie, tra le più note, che appartengono a quella sezione del libro propriamente intitolata “Ossi di seppia”» (Barile, «La vigilia genovese di Montale»). Pochi anni dopo, nel 1927, Montale riuscì finalmente a lasciare l’“inospitale” Genova alla volta di Firenze; da qui in poi, — come emerge anche dalle lettere, pubblicate per la cura di Domenico Astengo e Giampiero Costa con il titolo «Giorni di libeccio», Milano, Archinto, 2002 —, l’amicizia tra i due si raffredda e il tono degli scambi si fa meno confidenziale. Una distanza che tuttavia non impedisce a Montale di recensire la prima edizione di «Primasera» e di scrivere molti anni dopo una “lettura”, destinata al «Corriere» ma mai pubblicata, di «Quasi sereno», l’edizione accresciuta della prima raccolta poetica di Barile alla cui revisione collaborò anche Sbarbaro Ne dà testimonianza una delle ultime lettere pubblicate nel carteggio sopracitato: «Caro Angelo, il Missiroli mi ha bocciato questa mezza lettura, dicendo che non si devono più recensire poeti. […] Non mi resta che affidare al tuo archivio privato questa mezza paginetta, in segno di un’amicizia che la lontananza non ha per nulla affievolito» («Giorni di libeccio», p. 113).