Details
Author
Nino Lamboglia, Fernand Benoit
Publishers
Stabilimento Tipografico Editoriale
Keyword
simple, archeologia subacquea
Description
In 8 (cm 17 x 24,5), pagine numerate da 129 a 307 + (5) con riproduzioni fotografiche in bianco/nero nel testo e 2 tavole ripiegate fuori testo con le cartine dei ritrovamenti sottomarini in Liguria e in Provenza. Brossura editoriale con sovraccoperta (danni riparati al dorso della sovraccoperta). Numero di questa rivista italo-francese dedicato all'archeologia subacquea in Liguria e in Francia. Comprende due articoli: il primo, in italiano, di Nino Lamboglia, sulla nave romana di Albenga, con due appendici sui resti di una nave romana a Pegli e sulle anfore romane ritrovate lungo la riviera italiana; il secondo, in francese, di Fernand Benoit, sull'archeologia subacquea in Provenza. Pubblicazione di particolare interesse e importanza poiche' l'archeologia subacquea italiana nasce proprio in Liguria nel 1950 ad opera di Nino Lamboglia. Per un trentennio, il Centro Sperimentale di Archeologia sottomarina di Albenga e' stato l'ente che, per conto del Ministero, ha operato scavi e indagini in tutta Italia e non solo. A seguito di sporadici e casuali ritrovamenti, negli anni Trenta, nelle acque di Albenga, di alcune anfore romane o di parti di navi, fu istituita, nel dopoguerra, una compagnia di recupero a bordo della nave 'Artiglio' che avrebbe sondato i fondali marini per accertarsi della presenza o meno di altri oggetti. Nel 1950 inizio' il recupero di alcune anfore e l'indagine dei fondali per l'eventuale recupero di un relitto navale. La campagna di ricerca fu guidata da Nino Lamboglia. Sul fondale, a circa 1 miglio dalla costa a levante dell'isola Gallinara, venne rilevata la presenza di una nave a 42 metri di profondita' con il suo prezioso carico. Si trattava di una 'nave oneraria' utilizzata per il trasporto di generi alimentari sulla rotta dall'Italia alla Gallia. Il carico della nave era costituito soprattutto da anfore, oggetti di ceramica, elmi e oggetti metallici, parti lignee dello scafo. Tutto cio' venne classificato, studiato e successivamente esposto al Museo Navale Romano di Albenga. Le ricerche sui fondali marini proseguirono negli anni successivi fino al 1971. Queste ricerche non fecero altro che recuperare ulteriori oggetti appartenenti al carico della nave e confermarne la datazione. In base agli oggetti recuperati e' infatti possibile datare la nave oneraria al I secolo a.C. Cfr. Andrea Opici, 'Albenga nell'antichita', 2008, p. 86.