In-16° (192x126mm), pp. XIV, 261, brossura editoriale. Una tavola in b.n. all'antiporta disegnata da Luigi Rossi (Cassarate, Lugano 1853 - Biolda, Lugano 1923) e incisa all'acquaforte da V. Turati. Ottimo stato. Prima edizione, rara, del secondo libro di Lucini, romanzo a sfondo sociale nascente dalla rielaborazione di una sua precedente novella, 'Spirito Ribelle', pubblicata nel 1888 sulla Gazzetta agricola e firmata Gian Pietro da Breglia (G. P. da B.). 'Pubblicato nel 1895 quale primo (e unico) di una 'Storia dell'evoluzione della Idea', è certo il libro più artisticamente riuscito di uno spirito sottile e individualista; e, d'altra parte, è singolare documento delle aspirazioni morali e umanitarie di un'età. Tra i mietitori che stanno lavorando in un afoso giorno d'estate, Gian Pietro, un gagliardo giovane avido di libertà, lancia il grido della riscossa: s'inizia la lotta sociale, e per tutti deve essere lavoro e ricchezza nel trionfo dell'Idea. La ribellione serpeggia nascostamente tra i contadini; ma il fattore che sorveglia le opere dei mietitori ne ha compreso il fremito e licenza Gian Pietro. Costui continua nella sua propaganda, e presto attorno a sé riunisce compagni pieni di anelito verso un migliore futuro. Nella stalla, in cui essi si riuniscono, Gian Pietro incontra Giovanna Bruni, che, reduce dalla città, palesa alla sua gente contadina i vizi dei borghesi e le loro iniquità. I due giovani, più che da altro affetto umano, si sentono uniti dall'amore della futura collettività e dalla nascente idea di rivoluzione sociale. Mentre Gian Pietro pensa al modo di realizzare un'azione violenta e decisiva (.), sopraggiunge un burattinaio che dà spettacolo ai buoni villici, e i suoi personaggi fanno sentire il grido della lotta: la loro scena è lo specchio della vita stessa. (.) Un mattino con le zappe e le falci i contadini si raccolgono dinanzi al Palazzo marchionale, lo invadono e, poiché la forza pubblica sopraggiungendo reagisce uccidendo un ragazzo, la folla inferocita compie la sua vendetta sul fattore e su un carabiniere, e subito precipita nella villa a mettere tutto a saccheggio. Nell'ampia descrizione di questa 'jacquerie' lombarda, accesa di tinte e ricca di una potenza descrittiva che è del miglior naturalismo, si fa luce la tragedia di Gian Pietro: egli sente il significato della sua azione di apostolo, mentre la folla si dà al vino e ai bagordi. E rimane imperterrito accanto a Giovanna quando tutti fuggono al sopraggiungere della cavalleria inviata per porre fine alla rivolta. Al di là della lotta, Gian Pietro sente la carità e l'uguaglianza, e pur nella sconfitta della sua azione comprende che il sacrificio non è stato vano' (Carlo Cordié in Diz. Bompiani d. Opere, 1959, II, p. 602). Parenti, Prime Edizioni, p. 317. Spaducci, p. 164. Gambetti / Vezzosi, p. 464: 'Non comune e molto ricercato'. Cfr. Matteo Bianchi, 'Luigi Rossi', p. 282, n. 43.