LIBROPrima edizione.CON AUTOGRAFO.Esemplare in ottime condizioni di conservazione, davvero eccezionale perché presenta all’occhietto le dediche dei due protagonisti di questo libro, vergate a un giorno di distanza uno dall’altro, a ridosso della Pasqua del 1921: venerdì 25 marzo Sbarbaro scrive infatti in testa alla pagina «Alla piccola folle perché non si faccia male. 25.3.921 Camillo Sbarbaro»; Barile appone nella parte inferiore della pagina la dedica «Sabato Santo 1921. “Risorgere in letizia” Angelo Barile». -- La destinataria della dedica, come testimoniato in «La ragnatela delle parole. Epistolario Angelo Barile - “La Zingara”», p. 92, è una cara amica di Barile conosciuta come “La Zingara”. Una donna tormentata, la cui vita fu segnata da enormi difficoltà e ingiustizie, tanto da portarla al suicidio nel 1931. Barile, con cui la Zingara scambiò lettere fino alla fine dei suoi giorni, poco dopo la sua scomparsa le dedicherà parole delicate e commosse nella lirica «L’Esclusa». Fu proprio al suo più caro amico che La Zingara lasciò i suoi libri, i giornali e la corrispondenza, che spedì lei stessa da Milano ad Albisola il giorno della sua morte (cfr. «La ragnatela delle parole», p. 195); ed è così che l’esemplare qui presentato è giunto nella biblioteca di Angelo Barile. Al piatto inferiore modifica di prezzo a penna.Rara opera prima in prosa e fondamentale raccolta di brevi testi tra l’autobiografico e il letterario. Il volume fu preceduto da un’anteprima parziale apparsa sull’ultimo numero della rivista «La riviera ligure», diretta da Angelo Novaro (n. 14, 1919). -- «Con i “Trucioli” Sbarbaro inaugurò una nuova prosa, a metà strada tra prosa e poesia, distante dalla prosa d’arte, fatta di brevi notazioni e descrizioni. Si tratta di una raccolta di materiali frammentari ed eterogenei, scaturiti dall’esperienza della sua vita, dall’osservazione di sé e del mondo che lo circonda. Tornano i paesaggi liguri propri di “Pianissimo”, il cui legame con la raccolta appare chiaro sin dal primo testo. Una sezione compatta del volume è quella formata dai ‘trucioli’ dedicati alla guerra che descrivono i luoghi del fronte e gli incontri con gli abitanti dei paesi toccati. Il poeta esorcizza la guerra in particolare attraverso la contemplazione della natura» (E. Cardinale, «Dizionario Biografico degli Italiani», vol. 9, 2018, s.v.). -- SBARBARO E BARILE -- «Come a un fratello, a Angelo Barile». Nella sua viva semplicità, la dedicatoria posta in esergo alla prima edizione dei «Trucioli» uscita per Vallecchi nel 1920 fotografa in modo esemplare il rapporto che legava Sbarbaro a Barile. Un’amicizia, nata durante gli anni del liceo — il “Chiabrera” di Savona — e durata più di mezzo secolo, le cui tappe sono scandite da un fitto carteggio, testimoniato da almeno tre raccolte epistolari: «Cartoline in Franchigia» curata da Sbarbaro stesso, «La trama delle lucciole» e «Per prendere congedo» a cura di Domenico Astengo. -- La fiducia e l’affetto che legava i due amici abbracciò le loro vite personali e professionali. Nei momenti drammatici della guerra, fu proprio a Barile che Sbarbaro inviò i primi “trucioli” vergati al fronte su cartoline militari. E Barile, a sua volta, seguì sempre da vicino e in prima persona le pubblicazioni dell’amico: lo fece innanzitutto per «Resine» — come è noto la prima, rarissima edizione uscì per iniziativa di Barile e con la sottoscrizione dei compagni di liceo —, e poi per «Trucioli», incaricato di gestire i rapporti con gli editori (fu lui a tentare una prima via, infruttuosa, con la Libreria della Voce; come noto, si arrivò a Vallecchi dopo un ulteriore tentativo con l’Editrice Italiana). -- In un rapporto fatto di ininterrotti scambi letterari, era consuetudine di Barile sottoporre i propri testi a Sbarbaro, come accadde per la nuova edizione di «Primasera»: gli interventi dei due amici sulle bozze sono il frutto di un analitico processo di revisione che procede in parallelo (come documentato in «Caro Barile, ho letto “Primasera”», a c. di G. Farris, Savona, Sabatelli Editore, 1981). -- In questo quadro, risulta tanto più significativa la carenza di testimonianze su quanto Barile scrisse a Sbarbaro, che non conservò praticamente nessuna delle lettere dell’amico. Un dato che, come ricorda Domenico Astengo, dice molto sui temperamenti dei due e sulla natura della loro relazione: «Sbarbaro che “dissipa” sentimenti e parole in una ricerca non effimera di comprensione e Barile che ascolta e “raccoglie” come un fratello maggiore che abbia cura di chi crede, al di là di certe apparenze, più fragile, meno difeso, davanti alla vita» («La trama delle lucciole», a c. di D. Astengo e F. Contorbia, pp. 7-8).Angeleri & Costa, «Bibliografia degli scritti di Camillo Sbarbaro», pp. 43-47; «Camillo Sbarbaro. Immagini e documenti», a c. di D. Astengo, Milano, Libri Scheiwiller, 1981; «Camillo Sbarbaro. Caro Barile, ho letto “Primasera”», a c. di G. Farris, Savona, Sabatelli editore, 1981; C. Sbarbaro, «Trucioli», a c. di G. Costa, Milano, Libri Scheiwiller, 1990; «La ragnatela delle parole. Epistolario Angelo Barile - “La Zingara”», a c. di G. Farris, Savona, Sabatelli editore, 1994.