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Prints

CAVALIERI Giovanni Battista de’

Crocifissione di S. Pietro

1567

3000.00 €

Antiquarius Libreria

(Roma, Italy)

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Details

Year of publication
1567
Size
560 X 440
Engravers
CAVALIERI Giovanni Battista de’

Description

Bulino, 1567 circa, in alto al centro una lunga citazione in latino da una lettera del vescovo Pelagio: «Santa e romana ecclesia catholica et apostolica nullis sijnodicis constitutis coeteris ecclesijs / praelata est, sed euangelica uoce domini et saluatoris nostri primatum obtinuit, tu es inquiens / Petrus et super hanc petram edi?cabo ecclesiam meam · cui data est etiam societas / beatissimi Pauli uasis electionis qui non diuerso sicut eretici garriunt, sed uno tempore / una eademq3 die gloriosa morte cum petro in urbe romana sub cesare nerone agonizans / coronatus est: et supra dictam pariter romanam ecclesiam Chris to domino consecrarunt / pelagius urbis rome episcopus omnibus orthodoxis in i·c· q3 uis distin. xxi / Michael angelus: bonarota, pinxit in uaticano· Joa· baptista cauallerijs lagherinus incidebat». Stato unico. Magnifica prova, ricca di toni impressa su carta vergata coeva con filigrana “stella in un cerchio” (cfr. Briquet 6097), rifilata al rame. Tracce di piega centrale verticale, restauri perfettamente eseguiti agli angoli superiori, nel complesso in ottimo stato di conservazione. L’incisione riproduce in controparte, ma nel formato originale, l’intera scena della Crocifissione di san Pietro di Michelangelo nella Cappella Paolina.Ci sono due stampe cinquecentesche dell'affresco di Michelangelo; la prima è un'incisione di Michele Lucchese, realizzata tra il 1549 e il 1560, la seconda è questa incisione di Cavalieri.La stampa di Cavalieri rispecchia lo stato dell'affresco prima del 1564, quando sono stati fatti perizomi e altri cambiamenti, ma c'è motivo di ritenere che sia stato realizzato nello stesso periodo de "Il Giudizio Universale", che risale al 1567.La lunga iscrizione in latino spiega il significato dell'immagine con specifico riferimento alle controversie che riguardavo il papato in quel periodo. L'iscrizione cita un decreto del IV secolo che decretava il vescovo di Roma come capo della Chiesa.L'iscrizione fornisce una chiave di lettura di questa stampa, che è anche vista come una giustificazione dell'autorità papale contro le eresie protestanti. Forse l'incisione è stata realizzata per un dotto pubblico clericale che avrebbe apprezzato pienamente i riferimenti, senza escludere però un pubblico diverso e più vasto. Vasari elogia le stampe di Cavalieri della Cappella Paolina come tra le migliori traduzioni dell'opera di Michelangelo, ma non dice nulla sull'iscrizione.Alessia Alberti, Michelangelo nel gusto delle stampe del Cinquecento, in D’AprèsMichelangelo, n. 221:“Sono giunti a noi ben due disegni dell’epoca dell’incisione, di dimensioni simili a questa, ma entrambi nello stesso verso dell’affresco (dunque non mediati dalla stampa), che pongono interessanti questioni sulla circolazione del soggetto. Il primo è un foglio conservato al Gabinetto Disegni e Stampe degli Uf?zi, di provenienza Santarelli, che un’antica iscrizione a penna pone in riferimento alla stampa, come suo studio preparatorio: «Joannes de Cauallerys / Lagherinus ad incidendum / Opus M. Angel Bonarota iuxta / cap. quamuis dist.» (inv. 6759S, penna, pennello e inchiostro su carta imbrunita, 442 × 567 mm ca., controfondatura antica; sul foglio di supporto, in basso al centro, a penna nera: «Fasato R.»; i contorni delle ?gure sono de?niti mediante ripasso con penna molto ?ne e inchiostro nero; riprodotto in PIZZAMANO, 2001, p. 20). L’altro è un disegno a pietra rossa che si trova a Madrid, Academia di San Fernando (inv. 132; 407 × 551 mm; CIRUELO GONZALO, GARCÍA SEPÚLVEDA, 1987, p. 352, n. 132), convincentemente accostato da Barbara Agosti all’attività romana di Gaspar Becerra (Daniele da Volterra, 2003, p. 118). Oltre a questi si conosce, sempre del Cinquecento, un particolare in seppia acquerellata a punta di pennello su carta tinta (407 × 281 mm), proveniente dalla Collezione Dobrowsky di Varsavia e attribuito a Giulio Clovio nel catalogo di vendita della Galleria S. Engraving, inscribed upper centre: Sancta romana ecclesia catholica et apostolica nullis sÿnodias constitutis ecclesiis/ proelata est, sed evangelica voce domini et salvatoris nostri primatum obtinuit, tu es iniquiens/ Petrus et super hanc petram edificabo ecclesiam meam. cui data est etiant societas/ beatissimi Pauli vasis electionis qui non diverso sicut heretici garriunt, sed uno tempore/ una cadanque die gloriosa morte cum petro in urbe romana sub cesare nerone agonizans/ coronatus est: et supra dictam pariter romanam ecclesiam Christo domino consecrarunt/ pelagius urbis romea episcopus omnibus orthodixis in j.c. q. vis distin: xxi./ Michaelangelis: bonarota i pinxit in Vaticano. Joa. baptista cavallerijs lagherinus incidebat. After the fresco by Michelangelo, reversed, in the Capella Paolina.A very good impression, printed with tone on contemporary laid paper with “star in a cricle” watermark, (cfr. Briquet 6097), trimmed to the platemark, vertical paper folds, perfectly executed repairs at the upper corners, generally in good condition.There are two sixteenth-century prints of the Michelangelo fresco; the first is an etching by Michele Lucchese, made between 1549 -1560 the second one is this engraving by Cavalieri.Cavalieri’s print reflects the state of the fresco before 1564 when loincloths and other changes were made, but there is reason to believe that it was made at the same time as his print of “The Last Judgment”, which is dated 1567.The long Latin inscription explains the significance of the image with specific reference to the controversies surrounding the papacy at the time. The inscription quotes a fourth-century decree that established the bishop of Rome as head of the church; it was later used in defenses of the primacy of the pope. The inscription provides a context for viewing this print: it is too be seen as a justification of papal authority against Protestant heresies. Perhaps the engraving was made for a learned clerical audience who would fully appreciate the references, but it must have appealed to others viewers as well. Vasari praises Cavalieri’s prints after the Pauline Chapel as being among the best reproductions of Michelangelo’s work. He says nothing about the inscription. It appears that Vasari, looking for information about a painting that was not easily accesible, could easily ignore the learned message of the inscription. Bibliografia: Heinecken, I (1768), P. 392, N. 28/A; Huber, Ii-I (1803), P. 619, N. 2784; Gori Gandellini, De Angelis, Viii, 1810, P. 94, N. 46; Le Blanc, I, P. 616, N. 27; Passerini, P. 177; Neumeyer, P. 181, N. 2; Scorsetti, P. 16, N. 53; Barnes, P. 194, N. 67; Alberti, N. 221 Cfr.
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